Ruta 2010

RUTA GIUSEPPE, Catechetica come scienza. Introduzione allo studio e rilievi epistemologici, LDC, 2010

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La catechetica è una scienza «giovane» e non ha soggezione di esserlo, nonostante la fatica di definirsi e di essere riconosciuta presso le comunità ecclesiale e scientifica. Necessita continuamente di percorrere un itinerario epistemologico “aperto” all’autocomprensione, alle puntualizzazioni che le provengono da altre scienze e all’articolazione della ricerca.

Riconoscendo nel passato e nella configurazione attuale il suo DNA, tenendo sempre presenti bussola e mappa, guardando alle costellazioni scientifiche da cui trae orientamento, la catechetica è tutta tesa ad analizzare e interpretare la realtà della “catechesi” nelle sue varie forme e declinazioni, a progettare, in modo fedele e creativo, modelli e paradigmi più significativi ed efficaci per il futuro.

Il volume intende essere un invito allo studio attraverso la presentazione ragionata di alcuni rilievi epistemologici:

  • prendendo in esame l’origine, lo sviluppo storico e la situazione attuale della catechetica (prima parte);
  • analizzando alcune coordinate di fondo, come le fonti (Magistero e prassi catechistica) e le matrici (scienze teologiche, scienze dell’educazione, scienze della comunicazione), e soffermandosi su alcuni strumenti teorici, quali sono i «modelli» e i «paradigmi» (seconda parte);
  • sintetizzando i risultati ottenuti, evidenziandone la consistenza scientifica e le fasi della ricerca catechetica, per arrivare a definire meglio l’identità, le competenze e la formazione del catecheta oggi (terza parte).

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Recensione

a cura di Carmelo Torcivia, docente di Teologia Pastorale Fondamentale presso la Facoltà Teologica di Sicilia

Don Giuseppe Ruta, catecheta salesiano dell’Istituto Teologico “S. Tommaso d’Aquino” di Messina, è ben noto nel panorama scientifico degli studi di Catechetica per la sua serietà professionale e il suo rigore scientifico. Dopo tanti anni d’insegnamento, finalmente vede la luce un suo ultimo libro, che li riassume: Catechetica come scienza. Introduzione allo studio e rilievi epistemologici. Si tratta di un lavoro poderoso (ben 448 pagine) e impegnativo, frutto appunto di tanti anni d’insegnamento e d’intensa riflessione scientifica, dedicato giustamente alla memoria di un suo confratello catecheta, il compianto don Giovanni Cravotta.

Il libro, che si colloca nel genere letterario dei “manuali”, si articola in tre parti: a) la storia della Catechetica, b) le sue fonti (Magistero, prassi e movimenti catechistici) e matrici (scienze teologiche, dell’educazione e della comunicazione), i modelli e i paradigmi, c) la sistematica epistemologica. Una mirata ed articolata bibliografia e un CD arricchiscono lo stesso manuale. La gran messe d’informazioni, e ancor più di riflessioni, lo rendono prezioso strumento per chi, sia da studioso sia da studente, fa il felice incontro con la Catechetica. A differenza con gli altri manuali, anche famosi, il suo scopo è chiaramente epistemologico. Si tratta di fondare il perché e non esibire solo l’articolazione e i campi della disciplina.

La domanda centrale che, infatti, anima tutto il libro è in fondo molto semplice: cos’è la Catechetica? Aldilà della sua apparente semplicità, essa nasconde un disagio contemporaneo della comunità accademica sulla possibilità e l’utilità del percorso epistemologico non solo per la Catechetica, ma anche per altre discipline. Ci vuole, pertanto, tutta la passione e – mi si passi il termine – la “testardaggine” del ricercatore, che per sua natura è sempre attirato dalla verità, per riuscire a superare le solite derive di diffidenza, se non di nichilismo. Il nostro autore è tra questi “testardi”. La sua passione per la Catechetica non si limita affatto a facili percorsi metodologici in vista di soluzioni pratiche, ma piuttosto tiene la barra dritta sulle domande di verità che fondano e ritmano la disciplina. Disciplina, se confrontata con le altre discipline teologiche, piccola e giovane, ma difficile e complessa per l’intrinseca struttura di dialogo interdisciplinare che la costituisce come un work in progress permanente.

È su questa domanda centrale che si vuole ora concentrare l’attenzione. Per l’autore la Catechetica (o le “Scienze Catechetiche”, se si vuole rendere conto degli apporti pluridisciplinari che la compongono), una volta assodata la necessaria precedenza della catechesi che giustifica una propria scienza riflessiva, non è che il frutto di confluenza di tre grossi bacini disciplinari o matrici: la teologia, le scienze dell’educazione e le scienze della comunicazione. La Catechetica attinge appunto a questi tre bacini in vista del raggiungimento del proprio oggetto formale: lo studio dell’atto catechistico in quanto tale, cioè dal punto di vista della comunicazione educativa della Parola. A tal proposito afferma Ruta: «La fondazione scientifica della catechesi si articola, così, su nuove basi. Ancorata alla teologia, ricerca il dialogo con le scienze della formazione e con le scienze della comunicazione. Dall’incontro fra i tre rami scientifici nasce una quarta scienza, figlia delle Scienze teologiche, delle Scienze dell’educazione e delle Scienze della comunicazione. Non si confonde, però, con nessuna delle tre: la sua identità è quella di essere scienza dell’azione catechistica, ossia della comunicazione ordinata e sistematica, intenzionalmente educativa, della Parola di Dio, in vista della maturazione di persone e di comunità adulte nella fede» (p. 342). Esiste, allora, una prassi plurisecolare, che affonda le sue radici già nel NT, ed è quella catechistica. L’intenzionalità di questa prassi non è tanto nell’ordine del sapere della fede, magari distinto da quello teologico in vista di un sapere più semplice e più spendibile didatticamente. La sua intenzionalità è invece tutta sbilanciata sia verso l’atto di fede sia verso tutta la vita cristiana, sia verso la singola persona sia verso la comunità cristiana. In questo senso, la scienza che nasce per la riflessione su questo atto non può soltanto autocomprendersi come solo interna alla teologia, da cui non potrebbe attingere per la riflessione sui fattori inerenti alla comunicazione e alla educazione. Essa ha, allora, bisogno di attingere alle scienze dell’educazione e della comunicazione nativamente e non per istanza di sussidiarietà o peggio ancora di ancillarità. Si tratta così di un sapere transdisciplinare più interdisciplinare. D’altro canto, l’ancoraggio all’oggetto formale permette alla Catechetica la propria unità scientifica e di non essere un mero insieme di nozioni sparse ed eterogenee tra loro.

Sin qui, in estrema sintesi, il pensiero di Giuseppe Ruta, che raccoglie quello di tanti ed illustri catecheti. Il problema che qui ci si vuol porre è la giustezza o meno di questa impostazione. Si tratterà ora di entrare in dialogo con essa per verificarne le ragioni, ma anche i limiti. Il senso di questo ragionamento non è affatto polemico. Non potrebbe mai esserlo sia per l’amicizia che mi lega da tanti anni all’autore sia per l’affetto che sento per la Catechetica che ho studiato ed insegnato. Credo, però, che sia necessario svolgerlo, ampliando lo sguardo anche ben oltre lo stesso libro di Ruta, nella consapevolezza di inserirmi in un dibattito aperto (cfr. p. 358, in cui Ruta cita Luciano Meddi, che offre quattro figure di Catechetica corrispondenti a quattro configurazioni epistemologiche).

È chiaro che quest’impostazione prende le mosse da una lunga storia, di cui Ruta accortamente traccia un preciso disegno (cfr. pp. 71-123). Dapprima, l’appartenenza alla teologia e, poi, alla teologia pastorale; quindi, il distacco progressivo da esse per un profondo e costitutivo dialogo con le scienze dell’educazione. Tutto questo è avvenuto per alcune precise ragioni. Due, tra le più importanti, sono: il passaggio da una concezione dottrinaria della catechesi ad una legata all’educazione della fede e l’insufficiente comprensione del ruolo delle scienze umane nel far teologia. Queste due ragioni, strettamente connesse tra loro, hanno portato appunto ad un progressivo “allontanamento” – mi si passi il termine, sicuramente più forte rispetto a quello di “autonomia” – della Catechetica dalla teologia. Il frutto di questo allontanamento è a tutt’oggi visibile: dalla parte della teologia è raro che si verifichi un riconoscimento di tipo teologico di opere catechetiche, da parte della Catechetica è altrettanto raro che ci s’impegni a fondo nella comprensione teologica, rinviando per questa ad una sorta di dipendenza dai dati della teologia sistematica (si verifica così un curioso deduzionismo che in teoria si vuole evitare). Ora, il problema va affrontato a partire da ciò che significa teologia in generale e da quali articolazioni essa debba prevedere al suo interno. Cos’è, allora, teologia cristiana? In breve, è uno sforzo di comprensione globale ed ecclesiale della fede, della vita cristiana e del mondo a partire dalla stessa fede della comunità cristiana in Gesù Cristo.[1]

All’interno di questo ragionamento, è importante sottolineare il senso di questa “comprensione globale”. La teologia è comprensione globale, prima ancora che essere esercizio di razionalità filosofica a partire da un orizzonte di fede. Se è vero, infatti, che si ha bisogno di belle e rigorose sintesi teologiche che incrociano i sentieri di riflessione filosofica contemporanea, e questo è soprattutto compito della teologia fondamentale e della sistematica (termine da preferire a “dogmatica” in quanto ogni disciplina teologica ha, in quanto tale, a che fare con il dogma), tuttavia il senso e i metodi del fare teologia sono più ampi rispetto a queste specifiche articolazioni. E soprattutto, è importante, alla luce degli apporti delle stesse scienze filosofiche e antropologiche, che si affermi la necessità di una comprensione “globale”, che superi la nefasta coincidenza tra razionale e reale o, in ogni caso, allarghi il campo del razionale. Dentro e al fine di realizzare questa comprensione globale, si collocano le aree disciplinari della teologia, ognuna con il proprio metodo d’indagine (critico-letterario, storico, sistematico, pratico) e ulteriormente suddivise in singole discipline. Ora se è comprensibile da parte della teologia sistematica la sua giusta “pretesa” di far sintesi degli approcci delle altre aree, è però altrettanto vero che questa sintesi sia impossibile nella sua completezza, sotto pena di cadere nella hybris, e che la stessa teologia sistematica rinvii alle altre aree per questioni ad esse pertinenti. In questo senso, non ci sono fratelli maggiori e minori. C’è una comune ricerca della verità, che per sua natura è poliedrica e impossedibile. Tutta la teologia, in forza del rispetto e della valorizzazione della sua ricca articolazione, si orienta verso la comprensione globale della verità. In sintesi: non vi è coincidenza tra teologia e teologia sistematica e occorre un pluralismo di metodi scientifici nel fare teologia. In questo senso, è importante che ogni disciplina teologica rispetti il metodo dell’area specifica di appartenenza, senza invadere il campo altrui e senza avere complessi di superiorità o d’inferiorità.

Sulla base di questo ragionamento si possono individuare alcune risposte ai problemi posti sopra e le conseguenti proposte.

Innanzitutto, il gioco dei ruoli. Che alcuni teologi sistematici abbiano serie perplessità sulla “pretesa” veritativa delle scienze umane e che, quindi, le pongano ad un livello descrittivo ed ancillare, è un problema loro, semmai lo vogliano considerare come problema. Chi lavora nell’area della teologia pratica sa e apprezza il valore veritativo delle scienze umane e ne fa debito uso per far teologia. D’altronde, sono due metodi diversi, che affondano le loro radici nella classica distinzione tra ragione teoretica e ragione pratica e non per forza devono dialogare tra loro su tutto.

Poi, l’appartenenza. La Catechetica, esattamente in forza del suo oggetto sia materiale sia formale, appartiene all’area della teologia pratica (così come la teologia pastorale, la teologia morale, il diritto canonico, la teologia spirituale).[2] Essa, quindi, non appartiene alla teologia pastorale non solo per rispetto alla sua storia, ma anche per ragioni di convenienza in ordine al perseguimento del suo oggetto formale. In un certo senso, in ragione al vasto campo catechetico dell’annuncio, la precede e la giustifica. È, inoltre, più conveniente avere delle discipline agili e precise nel loro compito che pesanti architetture che motivano pericolose dipendenze e mentalità a “bambole russe”.

A partire da questa appartenenza, che esprime la sua autoconsapevolezza e il suo servizio ecclesiale, la Catechetica è nativamente teologia. Siccome appartiene all’area teologico-pratica, essa farà teologia ricercando le sue affermazioni di verità anche e non solo all’interno delle diverse scienze umane, così come tradizionalmente i teologi sistematici hanno fatto e continuano a fare con la filosofia. In questo modo, essa è facilmente riconoscibile da tutti e beneficia di feconde e diverse interazioni tra le aree teologiche e resta fedele alla sua identità e alla sua mission.

Per concludere. Il bello e stimolante libro di Giuseppe Ruta può rappresentare un’ulteriore occasione per riflettere non solo sul senso di una disciplina, la Catechetica, ma sulle aree del far teologia. Come teologo pastorale avverto la necessità di dover giustificare la mia disciplina non soltanto a partire da oggetto e metodo intrinseci ad essa, ma a partire dall’appartenenza, assieme ad altre discipline, ad una comune area. In questi anni di lavoro mi sono accorto che incertezze epistemologiche e metodologiche sono presenti non solo nei teologi pastorali e nei catecheti, ma anche nei teologi morali e nei teologi spirituali. Sui canonisti purtroppo non so dire. Forse sarebbe il caso di fare un tavolo comune in cui con pazienza ed intelligenza si riescano a dare le coordinate comuni del pensare teologico-pratico. La condivisione, infatti, di un comune metodo di lavoro potrebbe portare ad indubbi benefici e ad affrontare alcune questioni ecclesiali e teologiche aldilà del proprio giardinetto disciplinare. Ne verrebbe fuori una figura di teologi pratici molto rafforzata e un servizio teologico più qualificato nei confronti della Chiesa e del mondo.

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Note

[1] Si ricordi, a tal proposito la concezione ermeneutica di Schleiermacher, che vede il nascere e il costituirsi della scienza teologica a partire dalla comunità cristiana. I numerosi dati della teologia, così, senza lo sguardo unificante e creativo della comunità cristiana, resterebbero solo possesso di altre discipline scientifiche non-teologiche. Da qui ancora, la conseguente considerazione di Schleiermacher che giustifica, a fronte di una pluralità di confessioni-comunità cristiane, il nascere di diverse teologie corrispondenti (cfr. F.D.E. Schleiermacher, Lo studio della teologia. Breve presentazione (editoriale e traduzione di R. Osculati, Queriniana, GDT 110, Brescia 1978, §§ 6-7).

[2] È evidente in questa impostazione che preferisco parlare di “teologia pastorale” quando parlo della disciplina, piuttosto che di teologia pratica, che invece rinvia all’area sia per il riferimento veritativo alla prassi e alle scienze che la indagano sia per la formulazione dei giudizi inerenti alla ragione pratica. È ovvio che la dizione “teologia pastorale” va depurata da ogni radice ed influsso clericale.

Alcamo 2009

ALCAMO GIUSEPPE, Noi ragazzi di oggi. Lettere di San Paolo ai cresimandi, Paoline Editoriale Libri, 2009

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Cinque «lettere inedite» dell’Apostolo delle Genti, per condividere il suo percorso di fedeltà nell’imitazione di Cristo.
Cinque catechesi, nate nella Chiesa di Mazara del Vallo, che coprono tutto l’arco di un anno pastorale, nello stile narrativo, dal sapore biblico, destinate ai ragazzi con i quali si intende affrontare i temi che riguardano la vita di quanti accettano di portare a compimento la loro iniziazione cristiana.
Una «sfida educativa», compito che appartiene a tutta la Chiesa, per condurre i ragazzi e i giovani ad assumere il coraggio di uno sguardo verso il futuro e insieme sostenere, dare significato e aiutare a scendere in profondità nel loro presente.

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Giuseppe Alcamo, sacerdote della diocesi di Mazara del Vallo, è docente di Catechetica nella Facoltà Teologica di Sicilia e direttore dell’Ufficio Regionale per la dottrina della fede e la catechesi della Conferenza Episcopale Siciliana. Ha conseguito il dottorato in Teologia con specializzazione in Pastorale Giovanile e Catechetica, presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma. Ha pubblicato “La catechesi in Sicilia tra il Concilio Vaticano II e il Giubileo del 2000” (2006) e “La «sicura bussola» della Chiesa” (2008).

Cacciato 2009

CACCIATO INSILLA CETTINA, L’iniziazione cristiana in Italia dal Concilio Vaticano II ad oggi, LAS, 2009

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Come “fare” oggi i cristiani? A questa domanda i vescovi italiani rispondono proponendo l’itinerario iniziatico secondo il modello catecumenale.
La scelta di tale modello mette in risalto la dimensione educativa della pastorale che articola, in un dialogo fecondo, teologia e pedagogia della fede in vista del processo richiesto per l’apprendistato delle nuove generazioni al divenire cristiani oggi. In questo senso l’Iniziazione Cristiana è vista come un “cantiere aperto”, un ambito della pastorale che si va sempre più estendendo e arricchendo di studi e ricerche con significative ricadute della teoria nella pratica.
Frutto di uno studio condotto con precisione e senso critico, questo testo offre a pastoralisti, catecheti e studenti uno status quaestionis, ricco e articolato, che permette di fare ordine attorno all’ingente materiale di pensiero e di azione prodotto in Italia.
La consultazione del materiale è facilitata dall’ordine delle parti: a cominciare dai pronunciamenti del Magistero si può ricavare, come in un dossier, il filo rosso della storia (I parte), le linee di tendenza non solo teologiche ma soprattutto pedagogiche (II parte), con attenzione a registrare le esperienze più significative realizzate in Italia (III parte).
Ci si augura che lo studio continui sulla scia dell’esistente e diventi, a sua volta, ispiratore di concreti laboratori di Iniziazione Cristiana, con itinerari pertinenti nel “qui e ora” delle Chiese locali.

(dalla Presentazione di Maria Luisa MAZZARELLO)

Gevaert 2009

GEVAERT JOSEPH, Studiare Catechetica, a cura di Ubaldo Montisci, LAS, 2009

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Il volume raccoglie le ricerche e gli studi nell’ambito della catechetica, che hanno come compito primario la trasmissione della fede e la formazione di una nuova generazione di cristiani.

Non prende in considerazione il materiale precedente il 1980, considerandolo appartenente alla storia della catechesi, ad eccezione dei grandi documenti catecheti ci del periodo postconciliare, validi per la Chiesa universale.

Anche molto materiale riguardante la pedagogia religiosa scolastica non è più entrato in questa raccolta, perché la pedagogia religiosa scolastica occupa ormai un posto assai più secondario.

Il criterio della scelta del materiale è stato quello di servire come strumento di lavoro per studenti di catechetica provenienti da ogni parte del mondo. Perciò è sembrato doveroso menzionare documenti e ricerche provenienti da diversi continenti, e accennare alle traduzioni in diverse lingue.

Per ragioni pratiche il materiale selezionato riguarda soltanto le principali lingue dell’Europa occidentale. Inoltre i rimandi all’abbondante bibliografia tedesca (finora prevalentemente nell’ambito della pedagogia religiosa scolastica) sono ridotti a un minimo indispensabile. Per risparmiare spazio è tralasciato il capitolo sui congressi, che oggi ha un interesse prevalentemente storico.

Vallabaraj 2009

VALLABARAJ JEROME, Educazione catechetica degli adulti, LAS, 2009

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L’educazione catechetica diventa apprendimento trasformativo quando i discepoli a livello personale e la comunità dei discepoli nel loro insieme riconoscono la promozione del Regno di Dio come la prospettiva di significato, Gesù Cristo come lo schema di riferimento, il discepolato come il paradigma, e la diaconia, la koinonia, il martyria e la liturgia come abitudine mentale che arricchiscono la fede sia personale sia comunitaria, divenendo comunità di pratica cristiana attraverso gli stili di risvegliare, purificare, sostenere la fede e costruire continuamente la vita cristiana. Tale processo di scoprire, verificare ed aggiornare costantemente il significato dell’essere autentici discepoli di Gesù Cristo attraverso l’impegno reciproco, l’impresa comune e il repertorio condiviso può essere caratterizzato come un paradigma olistico dell’animazione catechetica, che deriva la sua ispirazione dal catecumenato battesimale.

Questo volume è uno studio approfondito e documentato, che valorizza gli apporti delle ricerche sull’educazione degli adulti provenienti da molteplici prospettive di indagine al fine di proporre orientamenti operativi nell’ambito dell’educazione catechetica. Questa definisce in primo luogo e in maniera puntuale che cosa caratterizza l’apprendimento adulto, per poi sviluppare un impianto di metodologia formativa fondato sulle più recenti acquisizioni nell’ambito delle scienze dell’educazione e teologiche. Il volume si propone l’obiettivo di coprire un settore dell’educazione catechetica ancora poco studiato e ancor meno aperto al dialogo con le più recenti e solide acquisizioni provenienti dalle discipline interessate all’apprendimento adulto.

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Jerome Vallabaraj è un sacerdote Salesiano, proveniente da Tamil Nadu, India. Ha un Dottorato in Teologia con la specializzazione in Pastorale Giovanile e Catechetica dell’Università Pontificia Salesiana, Roma. Attualmente è professore ordinario della Cattedra di Catechetica nella Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana, Roma.

AECA 2008

AECA (Asociación Española de Catequetas), Hacia un nuevo paradigma de la iniciación cristiana hoy, PPC, 2008

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Numerosos datos y constataciones actuales muestran un cambio de época y manifiestan la necesidad de un cambio en la transmisión de la fe. A partir de esta realidad, esta obra propone dar un giro copernicano en la transmisión de la fe y apunta hacia un nuevo paradigma de la iniciación cristiana.

Para ir caminando hacia el horizonte de este nuevo paradigma, esta obra abre su mirada al futuro y nos invita a realizar iniciativas catequéticas desde una decidida actitud «misionera» poniendo el acento en la creación de pequeñas comunidades y grupos eclesiales. Todo esto será posible si tenemos comunidades iniciadas en la fe y capacitadas para iniciar a otros.

Esta obra es fruto de la reflexión que los miembros de la Asociación Española de Catequetas (AECA) vienen realizando desde hace años. Con ella se inicia la serie de Cuadernos AECA dentro de la colección Didajé, de PPC.

Alcamo 2008

ALCAMO GIUSEPPE, La “sicura bussola della Chiesa”, Il pozzo di Giacobbe, 2008

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«Nella storia della Chiesa, il “vecchio” e il “nuovo” sono sempre profondamente intrecciati tra di loro. Il “nuovo” cresce dal “vecchio”, il “vecchio” trova nel “nuovo” una sua più piena espressione. Così é stato per il Concilio Vaticano II e per l’attività dei pontefìci legati all’assemblea conciliare…» (TMA 18)

Il Concilio Ecumenico Vaticano II, assumendo come prospettiva la pastorale e rinunciando consapevolmente alle definizioni dogmatiche e giuridiche, intende collocare la Chiesa in dialogo costruttivo con l’umanità e con il mondo contemporaneo, valorizzando il bene di cui ogni uomo è portatore e promuovendo la collaborazione e la solidarietà.

L’evento conciliare è il punto di arrivo di quanto i movimenti biblico, liturgico, catechetico ed ecumenico avevano iniziato ad elaborare e ad offrire per la ricerca teologica e per la prassi pastorale; ma è altresì il punto di partenza per una rinnovata missione in un mondo che cambia.

Il Concilio è leggibile alla luce del contesto storico, culturale ed ecclesiale in cui viene accolto; soggetti della recezione sono le Chiese locali, che rappresentano i contesti vitali dove si va oltre l’osservanza formale delle norme.

L’autore, a cinquant’anni dall’annuncio dell’indizione del Concilio, fa constatare che è un processo complesso e di lunga durata, anche se viviamo in un contesto socioculturale che ama tempi corti e che ha breve memoria.

Quest’opera, rigorosa e documentata ermeneutica dell’evento e della congiuntura storica, mette a fuoco i nuovi paradigmi ecclesiali, nella logica della continuità, dentro il contestò italiano, ed in esso, nella realtà viva delle Chiese siciliane.

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Giuseppe Alcamo (1958), presbitero della Chiesa di Mazara dei Vallo. Docente di Catechetica nella Facoltà Teologica di Sicilia e Direttore dell’Ufficio Regionale per la Dottrina della Fede e la Catechesi della Conferenza Episcopale Siciliana. Ha conseguito il Dottorato in Teologia, con specializzazione in Pastorale Giovanile e Catechetica, presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma. Nel 2006 ha pubblicato: La Catechesi in Sicilia tra il Concilio Vaticano II e il Giubileo del 2000.

Barghiglioni 2008

BARGHIGLIONI EGIDIO E MARIELLA – MEDDI LUCIANO, Adulti nella comunità cristiana, Paoline, 2008

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Paoline, Milano, 2008 – € 12,00 – ISBN 88-315-3109-3

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Questo libro non è un libro completo: è un libro da completare con i lettori (parroci e adulti impegnati), per una catechesi degli adulti che coinvolga i partecipanti.

Dopo una breve storia della catechesi degli adulti in Italia gli autori danno le chiavi per arrivare a un progetto pastorale di formazione degli adulti.

Delineano anzitutto una definizione di fede adulta in un luogo ben definito, la comunità. Ne segnalano le possibilità e le difficoltà, ne indicano la centralità del parroco, come una presenza continua e intelligente che sa muovere la comunità tutta «con nuovi ministeri, con attività collegate fra loro, con tappe ben definite» (prima parte).

Segue, nella seconda parte, la descrizione dei percorsi di catechesi:

  • percorso per giovani e adulti che chiedono l’iniziazione cristiana;

  • percorso di nuova evangelizzazione;

  • percorso di mistagogia;

  • percorso per la dimensione profetica della comunità;

  • percorso per la formazione degli operatori pastorali.

In ogni percorso viene delineata la figura dell’adulto a cui si riferisce, gli obiettivi da perseguire, le esperienze comunitarie che aiutano nell’acquisizione degli obiettivi,

i nuclei tematici determinanti e le indicazioni per una corretta comunicazione.

La terza parte è costituita da un approfondimento dei nuclei tematici.

La quarta, didattica, dà le chiavi per organizzare un itinerario.

Sembrerebbe un libro tecnico, e forse lo è, perché non offre percorsi precostituiti, ma guida a realizzare insieme, parroco e cristiani adulti, il percorso più idoneo alla propria comunità.

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LUCIANO MEDDI, sacerdote della Diocesi di Roma, è docente di Catechetica nella Pontificia Università Urbaniana di Roma. Svolge attività di formazione degli operatori e collabora con numerose riviste specializzate di catechesi e pastorale. Tra le sue pubblicazioni si segnalano i volumi: Catechesi. Proposta e formazione della vita cristiana, EMP, Padova 2004; e (a cura di) Formazione e comunità cristiana. Un contributo al futuro itinerario, Urbaniana University Press, Roma 2006.

EGIDIO E MARIELLA BARGHIGLIONI, 48 anni di matrimonio, tre figli di cui uno che ha raggiunto la casa del Padre e 3 nipoti, sono catechisti degli adulti. Da molti anni si occupano di animazione e formazione degli operatori pastorali parrocchiali.

Il presente volume riprende le riflessioni e le sperimentazioni di un gruppo di animazione pastorale interparrocchiale, l’AESP – Associazione Ecclesiale Sviluppo della Pastorale, che si può contattare al sito www.aesp.it.

Coluccia 2008 /2

COLUCCIA FRANCESCO, Eucaristia, terapia d’amore, LDC, 2008

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A te, che ti accosti a fare esperienza di Gesù Cristo, lasciati attraversare dalla sua persona, non resistere al suo fascino avvolgente e travolgente.

Egli vuole renderti discepolo, per questo da buon Medico intende utilizzare la Terapia dell’amore, l’Eucaristia. Questi Esercizi Spirituali vissuti con la Congregazione delle Suore Discepole di Gesù Eucaristico sono già la testimonianza di ciò che possono provocare in te.

Non esitare allora a metterti a tavola con lui. Siediti digiuno, ti alzerai pieno di Vita.

Coluccia 2008 /1

COLUCCIA FRANCESCO, Una nuova cultura della salute, Edizioni CVS, 2008

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Una nuova cultura della salute nasce proprio dalla consapevolezza non solo del benessere corporale. ma anche di quello spirituale.

È l’uomo che è posto al centro nella sua unitotalità psicofisicospirituale.

Quando è compromessa una parte dell’uomo con la malattia è tutta la persona con tutte le sue facoltà ad esserne coinvolta. Dunque salute non sta ad indicare solo sanità fisica o spirituale. ma il bene totale della persona umana.