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Convegno 2008

GUIDATI DALLA PAROLA, NEI LUOGHI DELLA VITA

«Non sapete distinguere i segni dei tempi?» (Mt 16,3)

Vitorchiano (VT), 21-23 settembre 2008

 


PRESENTAZIONE

Il richiamo della catechesi all’essenziale e a rivisitare il rapporto con la Parola

Salvatore Currò

Il convegno AICa 2008 tematizza il rapporto catechesi-Parola di Dio, evidenziando il senso del lasciarsi guidare dalla Parola nei luoghi della vita. Con ciò esso tocca una questione essenziale della catechesi.

In effetti la prassi catechistica attuale sembra essere attraversata da una certa istanza di andare all’essenziale o di tener vivo l’essenziale. Le provocazioni vengono da diversi versanti. Il contesto culturale pluralista e interreligioso, in costante movimento, segnato da flessibilità e liquidità, esige una identità cristiana più visibile e riconoscibile, che trasmetta appunto l’essenziale dell’esperienza cristiana. L’allentarsi dei riferimenti ecclesiali e dei legami alla tradizione provoca le comunità cristiane a pensarsi in ottica più missionaria, a riscoprire il primo annuncio, ad attivare percorsi di iniziazione caratterizzati da un coinvolgimento reale e globale della persona nella chiesa, centrati sulla conversione continua, quindi orientati sul divenire cristiani; e tutto ciò è nel senso che l’essenziale non può essere dato per scontato ma è da costruire. Sul versante culturale e in rapporto ai luoghi della vita quotidiana si avverte nei cristiani la necessità di far emergere la carica di vera umanità e di profezia propria del vangelo, e pure questo fa parte dell’essenziale.

Non è sempre chiaro cosa sia l’essenziale e quindi cosa significhi andare all’essenziale. A volte lo si interpreta come necessità di una riproposizione più forte del messaggio cristiano, a volte nel senso di un orientamento più spirituale della catechesi, a volte come capacità di raggiungere più pienamente l’esperienza umana o di abitare più radicalmente i luoghi della vita. Eppure il richiamo torna. In contesto francese si maturano orientamenti per la catechesi a partire dalla necessità di andare al cuore della fede[1]. In Italia, la Nota pastorale dell’Episcopato dopo il IV Convegno Ecclesiale nazionale, pone la questione dell’essenziale nell’ottica dell’appartenenza dei cristiani a Cristo risorto e sottolinea: «In questa stagione difficile e complessa, occorre ritrovare l’essenziale [sottolineatura mia] della nostra vita nel cuore della fede, dove c’è il primato di Dio e del suo amore. Appartenere a Lui è l’altro nome della santità, misura alta e possibile del nostro essere cristiani. La vita di Dio già [sottolineatura mia] circola in noi, e nello Spirito ci dona la pienezza di un’umanità vissuta come Gesù: amando, pensando, operando, pregando, scegliendo come lui». Il testo poi indica le priorità che rendono possibile l’essere radicati in Cristo, e la prima si riferisce alla Parola: «È necessario riservare il giusto spazio alla Parola di Dio. La fede deriva dall’ascolto: possiamo dunque essere “sale della terra e luce del mondo” (Mt 5,13-14) se ci alimentiamo alla Parola, che dà una forma originale e unica alla vita e alla speranza»[2].

Questo richiamo all’essenziale è emerso anche al Simposio di studi catechetici di Messina del 6-7 marzo 2008, su Soggetti e fonti per il futuro della catechesi italiana, organizzato dall’Istituto Teologico “San Tommaso” e dall’AICa, e vissuto anche nell’ottica di preparare il terreno problematico e tematico del presente Convegno[3]. Ed è emerso – questa almeno la mia impressione – evidenziando anche, e prima di tutto, la necessità di una ridefinizione del rapporto tra catechesi e Parola di Dio. Cerco di attestarlo a partire da quattro sottolineature tematiche, con la quali a Messina cercavo di tirare delle “conclusioni” aperte sul lavoro del nostro Convegno attuale. Queste quattro sottolineature incrociano peraltro le principali tematiche affrontate dall’AICa in questi ultimi anni.

1. La qualità formativa della catechesi[4]. Le esigenze di formazione dei catechisti, di stili formativi più laboratoriali, più corresponsabili e più centrati sulle persone, le attenzioni ai processi di maturazione e tutte le altre attenzioni formative, hanno il loro luogo di realizzazione e di interpretazione in una comunità cristiana che sia all’altezza dei compiti attuali. Essa è chiamata oggi a costruirsi in ottica più missionaria, nell’interazione col territorio, in un duplice movimento (dal centro alla periferia e dalla periferia al centro, da una pastorale dell’accoglienza a una pastorale del lasciarsi accogliere, e viceversa). Con ciò la comunità cristiana diventa sempre più luogo di autentica formazione. Perché questo rinnovamento non si risolva in iniziative unilaterali e non abbia il semplice carattere di una strategia pastorale, è necessaria una conversione mentale, come anche il coraggio del provare il nuovo e dell’affidarsi al vento dello Spirito e all’iniziativa della Parola sempre attuale di Dio. La catechesi partecipa di questo movimento nel quale è implicato un lasciarsi guidare dalla Parola.

2. Un linguaggio legato all’essenziale e libero[5]. La catechesi valorizza i linguaggi propri della fede e della tradizione cristiana, allo stesso tempo abita il nuovo. Il linguaggio cristiano cerca di articolare insieme la narrazione dell’esperienza di fede e l’accoglienza dell’esperienza umana, la dimensione propositiva e quella dell’ascolto; abilita ad attingere alle fonti della fede, allo stesso tempo permette una profonda, personale e attuale riespressione della fede stessa. È ormai chiaro infatti che non si tratta soltanto di valorizzare i nuovi linguaggi, ma di abitare i nuovi mondi mediatici, come luoghi ermeneutici che possono ridare forza all’esperienza cristiana e, più radicalmente, al parlare di Dio. La libertà di esplorare i nuovi territori e il ritorno all’essenziale legame con la Parola cercano alleanza nel linguaggio religioso attuale.

3. Una catechesi più situata[6]. È ormai chiaro che la forza della catechesi è nel contesto e nell’orizzonte della catechesi stessa, prima di tutto nella comunità cristiana e nei segni di Vangelo e di vita nuova su cui può appoggiarsi la comunicazione della fede. Ma forse, più radicalmente, la catechesi è chiamata a situarsi sulla lunghezza d’onda dell’azione di Dio, già all’opera in ogni persona e in ogni luogo di vita. Si profila una catechesi che sa appoggiarsi sul già dell’opera di Dio, più consapevole del suo arrivare tardi rispetto a quel già. Ma l’arrivare tardi, in questo caso, non è un limite, ma è riconoscimento dei segni di Dio, è un assiduo operare per fare spazio, per togliere ostacoli, per mediare la Parola attuale. Insomma, non solo una catechesi che dice la Parola ma che dice secondo la Parola.

4. Ridare centralità alla conversione. L’apertura della catechesi sulla vita cristiana e il suo essere espressione della vita di una comunità cristiana permettono di recuperare la centralità della conversione. E la conversione è appello per tutti: per il catechista e per il catechizzando, per la comunità cristiana e per i destinatari-soggetti dell’annuncio. È per tutti, perché è suscitata da un appello e una grazia di Dio che sono per tutti. La conversione è il passaggio dalla chiusura all’apertura nei confronti del messaggio cristiano. Ed è allo stesso tempo salto di umanità, di umanità secondo il Vangelo, di umanità vera. C’è forse da situare la conversione al Vangelo in quella conversione che è compito di tutti e appello per tutti, che si situa nel cuore di ogni uomo e che è al di là dell’essere credenti o non credenti, nella Chiesa o fuori di essa. E c’è forse da interpretare la conversione non solo in termini di una decisione attiva (etica) sulla base di una comprensione, ma anche (prima di tutto?) in termini più passivi: più che un andare verso, un lasciarsi raggiungere da. Si profila anche qui, forse, per la catechesi il compito di richiamare all’essenziale, alla vera posta in gioco: un Dio vuol parlare, e già parla, con amore ad ogni uomo.

Da più versanti, quindi, e a partire da prospettive diverse emerge una sorta di richiamo all’essenziale per la catechesi, che è in particolare richiamo a rivisitare una dimensione che è nel cuore della sua identità: il rapporto costitutivo con la Parola. Della Parola la catechesi è mediazione, del servizio alla Parola essa vive; il far risuonare la Parola nel cuore dell’uomo di oggi la qualifica. Il richiamo, che viene dalla catechesi stessa e dalla prassi ecclesiale, si inserisce nell’atmosfera di un ritorno alla Parola che caratterizza la stagione ecclesiale attuale e i cui segni sono tanti: primo fra tutti il Sinodo dei vescovi di prossima celebrazione (5-26 ottobre 2008) su La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. La problematica e i temi proposti dai Lineamenta (25 marzo 2007) costituiscono un riferimento prezioso anche per noi.

L’orizzonte ermeneutico: il primato della Parola nell’ascolto dei segni dei tempi. La catechesi tra la Dei Verbum e la Gaudium et spes

Il nostro convegno si inserisce in questo clima ecclesiale e intende dare uno specifico apporto. Il titolo, Guidati dalla Parola nei luoghi della vita, suggerisce un orizzonte e delle prospettive di ricerca. L’orizzonte è quello ermeneutico[7]: il riapprofondimento del legame con la Parola non può che avvenire in rapporto a questa cultura, anzi dentro questa cultura e a partire dalle situazioni e dai luoghi della vita. Il movimento è a doppio senso: dall’accoglienza della Parola alla possibilità di ridare senso al quotidiano, dall’abitare i luoghi della vita al ricomprendere la Parola come luce e guida della vita stessa. Il ritorno alla Parola implica dunque la sfida ad accogliere i segni dei tempi, mettendosi sulla sintonia dell’azione di Dio nella storia. La catechesi, che abilita all’accoglienza della Parola e all’incontro con Cristo, la Parola divenuta carne, è allo stesso tempo rinviata dalla stessa parola di Gesù ad abilitare al riconoscimento dei segni dei tempi: “Non sapete distinguere i segni dei tempi?” (Mt 16,3).

La problematica si colloca, quindi, non semplicemente sul piano dei contenuti della catechesi o sul piano delle fonti della catechesi, in quanto fonti del messaggio cristiano[8]. Non si tratta semplicemente di far interagire meglio, sempre sul piano dei contenuti, il riferimento alla Scrittura, che ha un posto privilegiato tra le fonti, con le altre fonti: la tradizione, la liturgia, le opere del creato; né il ritorno alla Parola può essere interpretato come semplice ritorno alla Scrittura o ad una catechesi di tipo kerygmatico. Si tratta piuttosto di interrogarsi sul piano dell’azione catechistica in quanto tale, sul senso stesso della catechesi. Il rinnovato legame con la Parola, nella rinnovata attenzione ai segni dei tempi, riguarda la qualità e l’ispirazione dei processi catechistici, il senso della parola e dell’azione catechistica. È come se la Parola sfuggisse alla tendenza ad essere ridotta a contenuto; ed è come se chiedesse alla parola-azione della catechesi non solo di veicolare la Parola-contenuto ma di articolarsi secondo la Parola-evento.

Il titolo del convegno esprime questa dinamicità, suggerendo l’idea del lasciarsi guidare dalla Parola. Tale dinamicità della Parola, d’altronde, è possibile per una catechesi che abita più radicalmente i luoghi della vita e le dinamiche dell’esistenza, che contengono i segni del parlare attuale e personale di Dio. Gli stessi segni dei tempi, dunque, vanno intesi in senso dinamico: non si tratta prima di tutto di dare loro un contenuto preciso, quanto piuttosto di entrare in quella dinamica per cui la vita manifesta un’iniziativa che ci riguarda e che pure non ci appartiene, perché proviene dall’oltre. Entrare in questa dinamica è questione di ascolto, di apertura di cuore, di coraggio e probabilmente anche di un radicale mettersi in gioco. La Parola parla infatti a chi si sta già mettendo sulla sua traccia, a chi sta già rispondendo ad essa, facendosene segno.

Queste problematiche, come si vede, vanno al cuore della catechesi. Esse si collocano nel solco del cammino postconciliare del rinnovamento catechistico. Forse però esprimono anche qualcosa di nuovo, la sfida a un di più rispetto al cammino già fatto. Il Concilio Vaticano II ci offre il quadro dentro cui affrontare questi problemi; anche questo eventuale di più va ricercato nel riapprofondimento di alcune grandi linee del Concilio. Due in particolare, in rapporto ai nostri problemi: la rinnovata comprensione della Rivelazione e della Parola di Dio e il richiamo all’ascolto dei segni dei tempi. Il nostro convegno avrebbe potuto intitolarsi: “la catechesi tra Dei Verbum e Gaudium et Spes”.

A partire da questo doppio riferimento si possono forse aprire varchi nuovi per la catechesi e prospettive nuove per interpretare questo di più di cui siamo alla ricerca e di cui la catechesi ha, forse, bisogno per essere all’altezza del nostro tempo. Ma si tratta davvero di un riferimento doppio? Le considerazioni presentate sopra tendevano a integrare la prospettiva del primato della Parola e dell’ascolto dei segni dei tempi, e a evidenziare, in fondo, una sollecitazione, un appello o un dono, che appartiene a Dio e che pure si situa nel cuore dell’uomo, e non si fa senza l’uomo. Quando ci si pone sul piano dei contenuti o – come mi piace dire – sul piano del primato della comprensione, i riferimenti sono due e si tratta di mediare la comprensione della vita alla luce del messaggio cristiano e del messaggio cristiano alla luce della vita. Ma se si raggiunge il piano del senso stesso dell’azione catechistica la sfida è una sola: dare parola alla Parola[9], permettere alla Parola di parlare.

Questo passaggio dal doppio riferimento alla sfida unica mi sembra adombrato nel ben noto n. 160 del RdC, laddove si presenta il principio della duplice fedeltà. Normalmente ci si sofferma di più sulla prima parte del testo, che apre prospettive metodologiche e di organizzazione dei contenuti: «A fondamento di ogni metodo catechistico, sta la legge della fedeltà alla parola di Dio e della fedeltà alle esigenze concrete dei fedeli. È questo il criterio ultimo sul quale i catechisti devono misurare le loro esperienze educative; questo il fondamentale motivo ispiratore di ogni ipotesi di rinnovamento». Credo possa aiutare soffermarsi attentamente sul seguito del testo, laddove la doppia fedeltà si risolve in «un unico atteggiamento spirituale». Dice il testo: «Fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo: non si tratta di due preoccupazioni diverse, bensì di un unico atteggiamento spirituale, che porta la Chiesa a scegliere le vie più adatte, per esercitare la sua mediazione tra Dio e gli uomini. È l’atteggiamento della carità di Cristo, Verbo di Dio fatto carne». Che non si nasconda qui qualche indizio da sviluppare e che può aiutare a interpretare il richiamo ad una catechesi più orientata all’essenziale e ri-centrata sulla Parola?

La logica e lo stile di ricerca del convegno

Il convegno non soltanto darà risposte a questa problematica ma sicuramente provocherà a re-impostare la problematica stessa. In ciò sarà d’aiuto il metodo di lavoro, che, come è ormai tradizione, dà ampio spazio al dibattito e alla ricerca comune; gli stessi interventi dei relatori sono pensati come input che rilanciano la riflessione e la ricerca. Sarà d’aiuto anche l’attenzione a far interagire suggestioni che vengono dalla prassi e apporti di tipo teoretico. Non ultimo, aiuterà il clima di cordialità e amicizia che caratterizza sempre i nostri incontri.

L’itinerario dei lavori si articola sostanzialmente in tre momenti:

1. La presentazione di due esperienze: una, quella della Comunità Kairós di Palermo (rappresentata da M. Muraglia), più caratterizzata dal movimento metodologico dalla Parola all’esperienza; l’altra, dall’ambito dell’insegnamento della religione nella scuola (presentata da R. Romio), più segnata dal movimento dall’esperienza alla Parola. La scelta di dare spazio all’insegnamento della religione vuole essere anche un segno di un legame (senza togliere niente alle specificità) tra catechesi e insegnamento della religione, che, secondo molti, è importante recuperare in questo momento.

2. L’interazione con un input di taglio teologico-fondamentale di L. Gallo, che ci aiuterà a riflettere sul rapporto tra Parola e cultura attuale e a situarci sul doppio (o unico?) binario della Dei Verbum e della Gaudium et Spes. Il dibattito cercherà di evidenziare i tratti di una catechesi che riscopre la sorgente della Parola. Tre nostri amici terranno vive tre attenzioni che richiamano le fonti specifiche della catechesi: la Scrittura (C. Pastore), la tradizione e la liturgia (F. Placida), i segni dei tempi (C. Torcivia). F. Feliziani farà una prima sintesi, indicando i compiti per la ricerca catechetica.

3. I tre laboratori riprenderanno le problematiche a partire da tre punti di vista e si apriranno su un piano progettuale e operativo. Approfondiranno i tratti di una catechesi

  • più centrata sulla Parola (laboratorio animato da Rosangela Siboldi)
  • più attenta alla cultura della comunicazione e alle sue modalità di espressione (Valerio Bocci)
  • più capace di accompagnare sotto la guida della Parola (Danilo Marin)

I momenti celebrativi, centrati sulla Parola, animati dai nuovi soci di Messina, ci aiuteranno a dare alla nostra ricerca un tono non solo di riflessione sulla Parola ma di riflessione e discernimento nella luce della Parola.

* * *

Note

[1] È il titolo della lettera dei vescovi francesi indirizzata al popolo di Dio per invitare a una riflessione sulla catechesi: Aller au coeur de la foi. Questions d’avenir pour la catéchèse, Bayard/Cerf/Fleurus-Mame, Paris, 2003. L’invito e gli orientamenti della lettera sono ripresi in CONFÉRENCE DES ÉVÊQUES DE FRANCE, Texte national pour l’orientation de la catéchèse en France et principes d’organisation, préface du cardinal J.-P. Ricard, Bayard/Cerf/Fleurus-Mame, Paris, 2006.

[2] CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, “Rigenerati per una speranza viva” (1 Pt 1,3): Testimoni del grande “sì” di Dio all’uomo, n. 6.

[3] I materiali del Simposio saranno presto reperibili nel sito dell’AICa (www.catechetica.it).

[4] Cf. ASSOCIAZIONE ITALIANA CATECHETI, Catechesi e formazione. Verso quale formazione a servizio della fede?, a cura di S. Calabrese, Elledici, Leumann, 2004 e Id., Formazione e comunità cristiana. Un contributo al futuro itinerario, a cura di L. Meddi, Urbaniana University Press, Città del Vaticano, 2006.

[5] L’ultimo convegno dell’AICa è stato dedicato alla questione del linguaggio: cf. ASSOCIAZIONE ITALIANA CATECHETI, Pluralità di linguaggi e cammino di fede, a cura di G. Biancardi, Elledici, Leumann, di prossima pubblicazione.

[6] Cf. i materiali del Seminario di studi su Dove si situa la catechesi? (Montalbano, 1-2 marzo 2007), promosso dall’AICa e dall’Istituto pastorale pugliese (www.catechetica.it).

[7] In questo senso il nostro convegno si pone sulla scia di quanto è stato approfondito nel convegno AICa del 2006 (v. ASSOCIAZIONE ITALIANA CATECHETI, La catechesi: eco della Parola e interprete di speranza. Educazione alla fede e questione ermeneutica, a cura di P. Zuppa, Urbaniana University Press, Città del Vaticano, 2007).

[8] Sulla questione della «fonte» e delle «fonti» della catechesi vanno, evidentemente, tenuti presenti, come riferimenti imprescindibili, il DGC (nn. 94ss.) e il RdC (nn.102ss.).

[9] L’Institut Supérieur de Pastorale Catéchétique di Parigi ha organizzato il 3° Colloquio Internazionale sul tema Pour une catéchèse qui donne la parole à la Parole (Parigi, 21-24 febbraio 2007).


Atti del Convegno

Di seguito presentiamo l’Indice degli Atti pubblicati a cura di Antonino Romano. È possibile ordinare una copia cartacea degli Atti scrivendo alla segreteria. Infine pubblichiamo in formato PDF i materiali del Convegno.

Introduzione

Parte prima – Orizzonte problematico ed esperienze

  1. La forza della Parola in questo contesto culturale. Tra Dei Verbum e Gaudium et Spes (Luis Gallo)
  2. Kairós a Palermo: una comunità nutrita dalla Parola di Dio (Maurizio Muraglia)
  3. L’educazione alla Parola nell’insegnamento della religione a scuola (Roberto Romio)
  4. Tracciare le strade. Modelli didattici per una valorizzazione del rapporto esperienza – Parola nella catechesi (Franca Feliziani Kannheiser)
  5. Catechesi più centrata sulla Parola (Rosangela Siboldi)
  6. Una catechesi attenta alla comunicazione e alle sue modalità di espressione (Salvatore Barbetta)
  7. Catechesi ed educazione religiosa capaci di accompagnare sotto la guida della Parola di Dio. Spunti di riflessione tra criticità e nuove prospettive (Danilo Marin)

Parte seconda – Approfondimenti e prospettive di cammino

  1. La parola umana tra i segni (Antonio Meli)
  2. San Paolo e i segni dei tempi (Giuseppe Costa)
  3. San Paolo e i “segni” della comunicazione perfomativa della fede. Riletture teologico-catechetiche (Antonino Romano)
  4. Parola di Dio e catechesi alla luce del Sinodo “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” (Cesare Bissoli)
  5. Teologia Biblica e comunicazione della fede: un organico rapporto (Don Guido Benzi)
  6. Catechesi, senso dell’umano e Parola di Dio. La prospettiva antropologica (Salvatore Currò)

 

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Materiali del Convegno:
Una sintesi sul Convegno:

Seminario Messina

SOGGETTI E FONTI PER IL FUTURO DELLA CATECHESI ITALIANA Simposio di Studi Catechetici Messina, 6-7 marzo 2008     Carissimi soci e amici dell’AICa, vi invio il volantino relativo al Convegno di Messina (6-7 marzo) su “Soggetti e fonti per il futuro della catechesi italiana”. È una bella esperienza di collaborazione tra l’AICa e l’Istituto …

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