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La storia: 1999-2007

Maria Piera MANELLO – M. Ines OHOLEGUY

L’ASSOCIAZIONE DEI CATECHETI ITALIANI TRA IL 1998 E IL 2007


Articolo pubblicato su “Rivista di scienze dell’educazione” XLV (2007) 3, 104-129.

L’Associazione dei Catecheti Italiani (AICa), costituita da studiosi ed operatori impegnati nel campo catechetico, conta ormai più di un trentennio di vita.[1] Essa nacque dalla volontà di collaborazione tra cultori del settore, desiderosi di contribuire allo sviluppo scientifico dell’opera catechetica e di rendere un servizio qualificato alla missione salvifica della Chiesa in Italia. Oggi, grazie soprattutto all’iniziativa e alla dedizione dei suoi Presidenti e dell’équipe di Direzione nazionale, gode di una consolidata esistenza.

Nel delineare succintamente un breve tratto della sua recente vita associativa, compresa tra gli anni 1998-2007, ci proponiamo di far emergere gli aspetti più salienti del periodo e i contributi catechetici maturati nei convegni nazionali dell’associazione.

1. Il percorso dell’AICa dalla sua rifondazione al 2007

Lo snodarsi della storia dell’AICa, anche se relativamente breve, ha conosciuto una fase di fervore iniziale 1976-1989, un certo periodo di stasi e finalmente il momento della rinascita impegnata e motivata nel 1998. Delle prime due fasi abbiamo già parlato in un nostro precedente contributo,[2] ora facciamo memoria della sua vitalità a partire dal 1998, data d’inizio della sua fase di ripresa.[3]

I primi passi verso il rinnovamento vennero dati nel convegno realizzatosi a Roma nell’ottobre del 1998. In esso, secondo gli Statuti originari dell’allora denominato: Gruppo Italiano Catecheti (GIC), vennero eletti come segretario il prof. Don Luciano Meddi, e altri tre catecheti come suoi collaboratori, i professori: Fr. Enzo Biemmi per il Nord d’Italia, Sr. Giancarla Barbon per il Centro e Don Ciro Sarnataro per il Sud. La scelta di questi responsabili – designata come direzione provvisoria – ebbe l’incarico dagli aderenti al GIC di condurre il gruppo a darsi una nuova fisionomia e finalità.[4]

Un primo segno di ripresa del gruppo e della forte volontà di dar luogo ad una più frequente comunicazione tra i suoi membri, venne dato dall’attivazione di un sito internet che, fin dalla fine del 1998, funzionò da collegamento con il Presidente in carica.[5]

Quanto alle attività zonali, auspicate nel convegno ’98, soprattutto a motivo di difficoltà di spostamento, rimasero disattese, benché i tre collaboratori del segretariato, incaricati delle tre rispettive aree geografiche dell’Italia, avessero accolto l’impegno con responsabilità e con sincera volontà progettuale.

Il discorso associativo assunse ulteriormente un tono decisamente impegnativo nell’incontro annuale del 1999. Infatti, dal 13 al 15 ottobre ‘99, nell’ospitale seminario Leoniano della diocesi di Anagni-Alatri e incoraggiati dall’illuminante parola del vescovo Mons. Francesco Lambiasi, il GIC non solo decise la sua trasformazione da Gruppo in Associazione, ma elaborò pure il testo dei suoi nuovi Statuti. Il lavoro di stesura, attivamente realizzato dai convenuti, per unanime decisione, venne inviato a tutti gli iscritti assenti, perchè ciascun membro potesse apportare i propri contributi in vista della stesura definitiva del testo, programmata per le giornate del successivo convegno dell’anno 2000.[6]

Quanto allo staff direttivo, nello stesso convegno ’99, vennero confermati i catecheti precedentemente eletti, sicché il segretario prof. Luciano Meddi, secondo il testo dei nuovi Statuti, venne accolto come presidente con mandato quadriennale e con lui rimasero, come partecipanti all’animazione, i tre collaboratori precedentemente designati. La segreteria di animazione precisò pertanto gli impegni che si assumeva, articolandoli in due scelte programmatiche: anzitutto l’attuazione del reperimento di studi di tipo teologico e/o catechetico da offrire in preparazione al convegno dell’anno 2000, sul tema: Il Documento Base e il futuro della Catechesi in Italia e in secondo luogo la ricerca di ampliamento della sfera dei rapporti con altri organismi associativi, impegnati nel servizio dell’evangelizzazione.

Intanto nei primi giorni di marzo del 2000, il Segretario della CEI – Mons Ennio Antonelli –, avanzava ufficialmente all’AICa la cortese richiesta di una consultazione circa la proposta di indicazioni da offrire a proposito di orientamenti pastorali, che la CEI avrebbe desiderato formulare per l’azione pastorale del decennio 2000-2010. Data la ristrettezza dei tempi, il presidente dell’AICa, informò tempestivamente con un rapido contatto i membri dell’associazione e in attenzione alle risposte ricevute, inviò, a nome di tutti, un’articolata risposta in data 17 marzo 2000. Il riconoscimento dell’AICa da parte degli organismi della CEI non poteva che giungere di gradito incoraggiamento a tutti gli associati e di vero stimolo ad offrire con rinnovato impegno il proprio contributo a beneficio dell’azione pastorale del Paese. Il testo delle risposte venne poi anche messo a disposizione di tutti sul sito internet.

Il lavoro di animazione svolto dal prof. Meddi, in collaborazione con i membri del consiglio direttivo, nel quadriennio indicato, fu realizzato con serietà e creatività per ricoprire tutti gli ambiti previsti dagli Statuti. In particolare è stata curata la preparazione e la realizzazione dei convegni annuali, a partire da quello di Anagni-Alatri del 1999, che ebbe la finalità – come abbiamo detto – di ridefinire lo Statuto dell’associazione e precisarne i compiti e le disponibilità, a quelli successivi del 2000, presso il Santuario della Madonna della Quercia (Viterbo) sul tema: Il Documento Base e il futuro della Catechesi in Italia e del 2001, presso il Seminario Giovanni Paolo II di Pontecagnano Faiano – Salerno sul tema: Cristiani per scelta. Riflessione sulle modalità di accompagnamento dei credenti alla maturità di fede e di vita cristiana nel nostro tempo. Altri lavori portati a termine dal Consiglio direttivo sono stati: la pubblicazione degli Atti dei Convegni; la cura dapprima di un bollettino informativo semestrale, sostituito progressivamente dall’attivazione del suddetto sito internet, con la denominazione www.catechetica.it. dal settembre 2000; l’avanzamento della richiesta di partecipazione al Coordinamento Associazioni Teologiche Italiane (CATI) del 6 ottobre 1999,[7] e lo sviluppo di rapporti personali con cultori ed esperti di discipline relative all’ambito pedagogico-didattico e della comunicazione.

La relazione del quadriennio dell’associazione, elaborata dal prof. Meddi alla scadenza del suo mandato e proposta durante la celebrazione del convegno annuale del 2001, venne molto apprezzata dagli iscritti all’AICa. In essa emerse l’avvenuta promozione dello sviluppo numerico e scientifico dell’associazione, la pertinenza e la qualità delle riflessioni coltivate a favore della professionalità del servizio catechetico e l’attivazione di rapporti con cultori qualificati del servizio della Parola di Dio e con esperti di saperi di confine con la missione educativa del catecheta.

Dalla relazione quadriennale del prof. Meddi emergeva una buona riuscita del rilancio dell’AICa. Non fa quindi meraviglia che dalla votazione per il rinnovo della Direzione dell’Associazione il prof. Luciano Meddi ne uscisse confermato come presidente, mentre risultarono eletti come collaboratori: i professori Ciro Sarnataro – membro dell’équipe precedente –, Don Salvatore Currò e Don Rinaldo Paganelli.

Nello stesso quadriennio 1998-2001 vennero pure effettuati alcuni incontri zonali, di cui conviene segnalare quelli realizzati dal gruppo dei catecheti residenti in Roma, condotti grazie all’iniziativa e all’animazione del prof. Cesare Bissoli. Gli incontri romani sono stati attivati sistematicamente due volte l’anno su argomenti attinenti a quelli affrontati nei convegni nazionali, si svolsero con la partecipazione attiva degli aderenti sulla base di una proposta tematica, offerta da un membro del gruppo. La tabella 1. ne offre un’informazione schematica.

 

TABELLA 1.  AICa ROMANA – DATA, TEMATICA, RELATORE E LUOGO DI REALIZZAZIONE DEGLI INCONTRI
DATA TEMATICA RELATORE LUOGO_D’INCONTRO
09_12_1999 L’iniziazione cristiana oggi. Una lettura globale prof. Emilio Alberich UPS
20_03_2000 Una raccolta di informazioni circa l’iniziazione cristiana. Le concezioni di iniziazione cristiana in alcuni Sinodi (Vicenza, Firenze, Roma, Milano, Lucca) prof. Ubaldo Gianettoe prof. Luciano Meddi Centro Catechistico Paoline
16_11_2000 I rapporti tra catechesi e liturgia nel processo di iniziazione cristiana dei fanciulli Prof. Antonella Meneghetti Auxilium
10_04_2001 Iniziative CEI a proposito della iniziazione cristiana Prof. Walter Ruspi UPS

 

La nuova équipe di Direzione nazionale dell’AICa per il quadriennio 2002-2005 scelse di privilegiare lo studio degli argomenti riguardanti la catechetica a livello individuale in vista di svilupparne l’approfondimento di volta in volta durante i convegni annuali dell’associazione. Non ci si pronunciò a favore della programmazione di seminari o di incontri zonali, data l’esperienza delle difficoltà precedentemente riscontrate. Venne anche deciso di ampliare possibilmente i rapporti con associazioni scientifiche diverse. A questo proposito la partecipazione dell’AICa al Forum del Coordinamento Associazioni Teologiche Italiane (CATI) nella persona del suo presidente Prof. Luciano Meddi, si realizzò per la prima volta nel 2005,[8] mentre lo stesso presidente, in quanto rappresentante dell’AICa, poteva partecipare fin dal 2000 agli incontri dei Catecheti Europei, che si effettuano puntualmente ogni due anni nella settimana dopo la Pentecoste.[9]

Per gli anni 2002-2005, l’équipe di direzione, in accordo con i convegnisti, scelse di affrontare lo studio della formazione in ambito ecclesiale per approfondirne le varie sfaccettature.

Nel 2002 il convegno nazionale si svolse a Vitorchiano sul tema A partire dall’altro. Luoghi e non luoghi, relazione educativa, modelli di comunità, processi… per una nuova catechesi. Nel 2003 il convegno ebbe luogo nuovamente a Vitorchiano sul tema: Verso quale formazione a servizio della fede? La situazione della formazione a livello ecclesiale. Nell’anno 2004 con un prolungamento fino al convegno annuale del 2005, le opzioni furono per la realizzazione di seminari zonali di approfondimento sempre della tematica formativa, realizzati secondo le indicazioni essenziali, proposte ormai nel sito web dell’AICa, come risulta dalla tabella 2.

 

TABELLA 2. TEMATICHE, COORDINAMENTO, LUOGO E DATA, AUTORI DEI DOCUMENTI DEI SEMINARI ZONALI [10]
Tema Coordinamento Luogo e data   Autori dei Documenti
La competenza formativa dei catechisti Giancarla Barbon – Rinaldo Paganelli Verona 21-10-2004 Giuseppe Morante
Religioni e pratiche formative Luciano Meddi Roma 30-11-2004 Luciano Meddi
Dimensioni antropologiche della formazione Salvatore Currò Viterbo 16-02-2005 Salvatore Currò, Carlo Nanni, Domenico Lipari
(Auto)biografia e narrazione nella formazione ecclesiale Pio Zuppa – Sandro Ramirez Fasano (BA) 12-03-05 Pio Zuppa, Luciano Meddi
Progetto catechistico italiano e Note per la iniziazione cristiana Ciro Sarnataro S. Giorgio a Cremano (NA) 09-04-05 Luciano Meddi
Comunicazione mass-mediale e formazione catechistica Sara Teti Roma 15-04-05 Silvio Sassi, Roberto Giannatelli

 

Il convegno nazionale del 2005 si realizzò ancora a Vitorchiano per affrontare la tematica della Formazione nella Comunità cristiana.

L’AICa romana – diversamente da quanto avvenne in altre regioni – continuò i suoi lavori secondo le due scadenze annuali, fino all’attuale 2007,  come risulta dalla tabella 3.

 

TABELLA 3.  AICA ROMANA – DATA, TEMATICA, RELATORE E LUOGO DI REALIZZAZIONE DEGLI INCONTRI
DATA TEMATICA RELATORE LUOGOD’INCONTRO
15-11-2001 Analisi di esperienze innovative di iniziazione cristiana Prof. Giuseppe Morante Università Urbaniana
07-03-2002 Primo annuncio agli adolescenti e giovani Proff. Joseph Gevaert e Cesare Bissoli UPS
07-11-2002 Evangelizzare i giovani: quale annuncio e primo annuncio Mons. Domenico Sigalini Vicariato di Roma
20-03-2003 Il cammino di fede dei “ricomincianti”: problemi, esperienze e proposte Proff. Walter Ruspi ed Emilio Alberich UPS
06-11-2003 Saper cogliere le occasioni per suscitare la domanda di fede Prof. Jospeh Gevaert Auxilium
18-03-2004 Appunti pedagogici miranti a dare un fondamento al processo di iniziazione cristiana (IC) a partire dai dinamismi di sviluppo della personalità Prof. Ubaldo Gianetto Università Urbaniana
18-11-2004 I catechisti oggi con particolare riferimentoall’IC – valorizzazione di una ricerca Prof. Giuseppe Morante Centro Catechistico Paoline
03-03-2005 Colloquio ISPC di Parigi: Catechesi degli adulti e maturazione della fede Proff. Emilio Alberich e Cesare Bissoli UPS
20-11-2005 IC e comunità Prof. Ubaldo Montisci Vicariato di Roma
10-03-2006 I linguaggi della comunicazione nell’IC concretamente intesi nella Bibbia, Liturgia, contenuti, altri (dottrina) Proff. Cesare Bissoli –  Walter Ruspi – Ubaldo Gianetto UPS
23-11-2006 La formazione dei catechisti dell’IC – Nota CEI, La formazione dei catechisti nella comunità cristiana 04 giugno 2006 Prof. Walter Ruspi CEI
09-03-2007 Linguaggio multimediale nell’IC dei fanciulli Dott. Sr. Maria Rosaria Attanasio Centro Catechistico Paoline

 

Nel 2005, scaduto il tempo statutario riguardante il servizio di animazione da parte della Direzione, durante il convegno annuale svoltosi a Vitorchiano, si effettuò l’elezione della nuova direzione, che risultò composta dai seguenti membri: presidente Prof. Don Salvatore Currò, e consiglieri i professori: Don Luciano Meddi, Don Giuseppe Biancardi, e Don Pio Zuppa. Questo è pertanto il gruppo dirigente in carica che già in questi due anni di esperienza ha offerto una chiara testimonianza di voler impostare il lavoro in continuità con l’eredità ricevuta e in chiave di creatività. Infatti, fin dal 6 dicembre 2005 elaborò le Linee programmatiche del cammino dell’AICa nel prossimo quadriennio 2005-2009. Due significative realizzazioni di questa programmazione sono state gli ultimi convegni: quello del 2006, svoltosi all’Eremo di Lecceto – Malmantile (FI) sul tema: La questione ermeneutica e il suo significato per l’educazione alla fede e quello realizzatosi a Torre Annunziata (NA) nel 2007, sul tema : Pluralità di linguaggi e cammino di fede.

Come appare dalle tematiche affrontate negli ultimi convegni l’attenzione di studio si è concentrata sulla mediazione comunicativa, vista come condizione indispensabile e strategica per l’efficacia catechistico-educativa.

Riguardo ai lavori condotti nei convegni annuali va in particolare sottolineato il buon livello scientifico raggiunto sia nelle relazioni propositive che nei contributi di riflessione dei partecipanti, come si può constatare attraverso la pubblicazione dei rispettivi atti assembleari, che ricoprono oggi un ruolo di qualificata presenza nell’ambito editoriale.

Dal punto di vista organizzativo merita una viva nota di ringraziamento la signorina Agnès De Souza, che fin dal 1998 ha curato con fine intuito e delicata attenzione le pratiche di segreteria relative allo svolgimento dei convegni e alla vita associativa.

Quanto alla consistenza numerica dei membri dell’AICa vale la pena ricordare che nel 1998 il gruppo era costituito da una cinquantina di iscritti, mentre, dal sito internet, risulta che oggi esso registra un’adesione di oltre centocinquanta persone.

Ora, come abbiamo precedentemente rilevato, sono i convegni annuali le realizzazioni che testimoniano in modo prevalente la qualità della vita dell’associazione, per questo riteniamo opportuno soffermarci, anche se brevemente, su ciascuno di essi per evidenziare quanto è maturato a livello catechetico nel compimento dei vari incontri.

 

2. I convegni nazionali annuali come principali segni della vitalità dell’associazione

La realizzazione annuale dei convegni nazionali è anzitutto una strategia metodologica a favore dell’incremento della vita dell’AICa. Con essi si perseguono vari obiettivi nel campo catechetico vale a dire: la presa di coscienza delle problematiche emergenti nel settore della riflessione catechetica e dell’azione catechistica, ponendo particolare attenzione alle prospettive avanzate o adottate in campo europeo; la migliore conoscenza a livello personale e professionale tra i catecheti partecipanti, mediante incontri di lavoro e di fraterna convivialità; l’arricchimento culturale, attraverso visite guidate in località viciniori al luogo del convegno, particolarmente pregevoli per le loro testimonianze di storia e di arte.

Fin dalla realizzazione del convegno del 2000 si adottò una metodologia di approccio che viene seguita in tutti i convegni. Si privilegia, infatti, una modalità capace di offrire l’occasione ai partecipanti di essere co-protagonisti nella costruzione del discorso affrontato sulla tematica scelta. Per questo, sulla base di poche relazioni propositive di tipo catechetico, e di qualche altra relativa a discipline di confine o di complemento, si intende dar spazio a interventi di riflessione, di confronto e di scambio di opinione in piccoli gruppi, i cui risultati vengono successivamente messi a confronto in momenti assembleari.

La pubblicazione degli Atti dei convegni predilige i testi delle relazioni di base e quelli dei contributi raccolti in preparazione agli stessi convegni. Talvolta ospita pure le sintesi rielaborate delle relazioni dei laboratori di ricerca, realizzati nei convegni. Dalla lettura delle pubblicazioni si può quindi venire a conoscenza delle tematiche affrontate, degli obiettivi perseguiti nei vari convegni e degli elementi di maggior rilievo maturati in essi.

Per una conoscenza completa rimandiamo perciò alle suddette pubblicazioni, mentre qui facciamo brevemente memoria globale dei singoli convegni nazionali, che dal 1999 al 2007 hanno cementato la vita dell’AICa.

2.1. I convegni del 1999 e del 2000

Come si è detto in un nostro precedente contributo,[11] il convegno nazionale – effettuato ad Anagni tra il 14 e il 16 ottobre del 1999 ebbe la finalità di precisare gli Statuti dell’AICa e gli impegni dell’associazione. I lavori, condotti con rinnovata responsabilità, vennero coronati dal punto di vista culturale con la visita alla Cripta della cattedrale di Anagni, guidata dal prof. Lorenzo Cappelletto[12] e dalla visita al palazzo medievale, dove si verificò il famoso e increscioso incontro tra Guglielmo di Nogaret, Sciarra Colonna e Bonifacio VIII.

Il convegno dell’anno successivo, svoltosi tra il 28 e il 30 settembre del 2000, presso il Santuario della Madonna della Quercia (Viterbo), concentrò l’attenzione sul tema: Il Documento Base (DB) e il futuro della catechesi in Italia. L’intento era di celebrare il 30° di pubblicazione del documento, che orientò il rinnovamento della catechesi in Italia e, in prospettiva di futuro, di individuare le nuove possibilità di efficacia per l’azione catechistica nel Paese.

Gli obiettivi che si intesero perseguire vertevano anzitutto sullo “specifico” della definizione di catechesi che il DB aveva realizzato nel contesto del panorama catechetico europeo nei tempi post-conciliari e in secondo luogo si intendeva evidenziare se e quale fosse il modello di catechesi che il documento aveva adottato o comunque permesso di seguire e quali fossero le prospettive che si sarebbero potute promuovere in futuro per la catechesi in Italia.[13]

Le relazioni tipicamente catechetiche consentirono di rilevare che il DB presentava una sua originalità a confronto di altri documenti nazionali omologhi, in particolare poteva essere apprezzata l’ampiezza del concetto di catechesi e l’armonia degli elementi coinvolti in esso. Dal punto di vista metodologico si faceva però notare la non univocità della proposta del DB. Benché non fossero pochi gli stimoli sulla modalità di gestione della catechesi, uno dei relatori, il prof. Giorgio Ronzoni, osservava che nel documento non si poteva ricavare una vera innovazione metodologica tanto che, nella prassi, si poteva costatare il sopravvivere di forme tradizionali didatticamente arretrate e scarsamente feconde dal punto di vista della promozione della vita cristiana.[14]

Argomenti complementari del convegno, ma importanti per la ricerca catechetica, furono due altre relazioni che evidenziarono il rischio emergente tra i fedeli di fughe spirituali nel fondamentalismo oppure nel nichilismo, mentre a proposito della forza testimoniale ed innovativa dei movimenti religiosi non sembrava raro il verificarsi di derive in esperienze privilegianti il provvisorio.[15]

Le mete acquisite nel convegno, mentre facevano rilevare che il DB, per la catechesi in Italia, costituisce un punto di non ritorno, per altro verso mostravano chiara la consapevolezza di non dover ulteriormente soprassedere nella ricerca di nuovi modelli formativi più rispettosi della mutata condizione religiosa del Paese.[16]

Dal punto di vista culturale e religioso la visita guidata al Santuario della Madonna della Quercia e al museo del Santuario offriva una singolare esperienza sia della devozione popolare quanto della ricchezza culturale conservata nel museo e di cui gli abitanti vanno fieri, cioè i capolavori in ceramica dei tondi dei Della Robbia.

Infine un momento di rilievo per la vita dell’AICa fu l’approvazione definitiva dei suoi Statuti, avvenuta appunto a conclusione del convegno in data 30 settembre 2000.[17]

2.2. Il convegno a Pontecagnano Faiano (SA) – 2001

Il convegno associativo del 2001 si celebrò a Pontecagnano Faiano tra il 27 e il 29 settembre sul tema: Cristiani per scelta. Verso un adeguamento del percorso formativo della Comunità cristiana.

Gli obiettivi delle giornate vennero pensati in continuità con le mete raggiunte nei lavori del precedente convegno, per cui furono orientati verso la ricerca di una nuova organizzazione catechistica non più fondata sull’attenzione prioritaria a soggetti in età evolutiva e in stretta sintonia con il modello scolastico, ma secondo una prospettiva aperta ad orizzonti più ampi.

Ci si rendeva conto che non solo la formazione cristiana da promuovere era decisamente quella pensata per raggiungere gli adulti poco evangelizzati o inadeguatamente evangelizzati, ma anche che l’azione formativa doveva promettere maggior efficacia per la maturazione cristiana dei fanciulli e dei giovani. Nello stesso tempo si rilevava che occorreva pensare anche a come rispondere al verificarsi di presenze di persone che dimostrano un atteggiamento di simpatia verso il cristianesimo e di altre che esprimono la volontà di seguire percorsi “di qualità” per migliorare la loro vita cristiana e quella delle stesse Comunità ecclesiali.

L’andamento dei lavori venne perciò articolato in attenzione alla gamma delle variabili coinvolte nella problematica della nuova evangelizzazione, postulata dalla situazione del Paese e richiedente una modalità di approccio decisamente aperta alla valorizzazione della responsabilità delle scelte personali.[18] La ricca e articolata dinamica dei lavori veniva ad estendersi dalla lettura globale della situazione[19] alla considerazione della specifica dimensione religiosa chiamata in causa,[20] dal riconoscimento del nucleo fondamentale della fede cristiana[21] all’evocazione dell’esperienza storica percorsa nella formazione dei cristiani,[22] dall’attenzione alle modalità di cooptazione e di cura, attuate in esperienze peculiari di appartenenza religiosa[23] al tentativo di individuare modelli efficaci di conduzione di catechesi.[24]

Tra le mete raggiunte e condivise dai partecipanti dopo l’ascolto e la discussione si può notare l’esigenza di non disattendere la salvaguardia di tre tipi di equilibri: anzitutto, nella ricerca di nuove proposte il non trascurare l’attenzione alle risorse maturate nella tradizione viva della Chiesa e l’impegno di evitare il rischio di eccessivi apprezzamenti per forme metodologiche adatte per circoscritti periodi storici; in secondo luogo si conveniva che i nuovi modelli di formazione non dovrebbero dipendere dalla valorizzazione di una sola esperienza benché riuscita, ma di prospettare l’attento ascolto della prassi in atto, per valorizzare le risorse e liberarsi dei limiti delle forme che ormai sono da abbandonare; infine si rilevava che la specifica riflessione catechetica non doveva essere isolata dagli apporti delle discipline teologiche, della teologia pratica e dalle forme di catechesi, adottate nella complessiva azione pastorale della Chiesa, insieme all’ascolto della cultura contemporanea e all’individuazione delle modalità di intervento privilegiate dalla Chiesa nei confronti appunto della cultura.[25]

In questo modo la ricerca dei catecheti più che proporre di elaborare nuovi percorsi di inculturazione del messaggio cristiano incoraggiava la scelta di avanzare ipotesi di itinerari o semplicemente quella di offrire indicatori di percorsi per realizzazioni differenziate, senza coltivare la pretesa utopica di curare l’esperienza di un unico modello formativo.[26]

Nell’attuale processo di globalizzazione anche religiosa e di istanze di nuova evangelizzazione, si è puntato in questo convegno sulla necessità di sostenere la scelta personale dei soggetti per aiutare ad operare una propria impostazione di vita cristiana. Questa può essere ritenuta la prospettiva più conveniente da privilegiare in ordine all’attuazione di processi di iniziazione al credere.[27]

Il convegno si concluse pertanto con l’incoraggiamento ad aprire cantieri di ricerca da far funzionare a tutto campo e dunque in una prospettiva ricca di futuro. L’esperienza delle giornate di lavoro veniva infine felicemente gratificata dall’escursione alla costa amalfitana e dalla visita guidata alla Cattedrale e al museo di Amalfi, veri scrigni di bellezza e di arte.

2.3. Il convegno del 2002 a Vitorchiano (Viterbo)

Il convegno nazionale associativo del 2002 si è svolto a Vitorchiano dal 26 al 28 settembre. Il tema affrontato è stato: A partire dall’altro. Luoghi e non luoghi, relazione educativa, modelli di comunità, processi… per una nuova catechesi.

Gli Atti dell’incontro, oltre alle relazioni proposte in quelle giornate, hanno raccolto anche i contributi elaborati in preparazione al convegno ed offrono pure, in forma elaborata, i testi redatti durante il convegno nei laboratori di ricerca.[28]

Come continuazione dei lavori dei precedenti convegni si è ritenuto importante, anzi necessario, fermare l’attenzione sulla tipologia della relazione catechistico-educativa, dal momento che in essa si gioca sia la fedeltà alla proposta di fede e sia la facilitazione della presa di posizione da parte del soggetto, qualora sia in fase di ricerca di senso o di formazione cristiana.

L’obiettivo del convegno è stato quello di evidenziare le implicazioni della gestione efficace del rapporto di relazione educativa attento all’attuale condizione culturale del Paese e alla centralità del soggetto in crescita.[29] Queste implicazioni si profilavano in relazione al modo di porsi dell’educatore-catechista, al contesto educativo in cui realizzare gli incontri, all’ambito ecclesiale in cui le attività catechistiche vengono gestite, ai modelli educativi a cui è possibile ispirarsi, e alla ricerca di produzione di nuove ipotesi di lavoro formativo.[30] Nel convegno si intendeva infatti cercare ancora di offrire nuove risposte all’esigenza di trasformazione di una catechesi riconosciuta ormai in gran parte inefficace.

La relazione di base invitava a non pensare più ad un modello di relazione catechistica che pone l’altro – l’interlocutore – come persona da ascoltare, da comprendere per “offrirle” una parola di fede convincente, ma a porsi in una nuova prospettiva. I convegnisti venivano stimolati a ripensare una catechesi che attiva il suo discorso a partire da…“altro”, vale a dire da ciò che non è di solito preso in considerazione nell’azione pastorale, tra cui i problemi e le aspirazioni della gente, gli interessi più rilevanti nell’ambiente, le sensibilità culturali del posto in cui si opera; a partire dall’altro, in particolare dalla/le persone, a cui ci si rivolge, da accogliere nel loro modo di essere situate, segnate da problemi e aspirazioni, condizionate dal contesto ambientale e culturale in cui vivono e operano. A partire dunque dal soggetto, portatore di un contenuto in forza della sua costituzione umana, vissuta in soggettività e pertanto altro rispetto al catechista e nello stesso tempo capace di evocare la presenza dell’Altro, del Trascendente che si afferma e si rivela nell’umano; infine – senza escludere dove è possibile – di un partire da Dio, in quanto Altro, come Colui che supera superlativamente la persona umana, come Colui che ha iniziative nuove e sorprendenti.

Questo nuovo modo di porsi del catechista, assunto come piattaforma di ricerca e di ipotesi di efficaci modelli di catechesi, incoraggiava i convenuti a tentare di scegliere di pensare ad attivare un nuovo modo di far catechesi, capace di risvegliare l’interlocutore che deve crescere profondamente in umanità in modo integrale. L’uomo contemporaneo è infatti ripiegato su se stesso e sui suoi interessi immediati, per cui di fatto è una creatura non più risvegliata alla tensione verso il Trascendente, ma nello stesso tempo continua ad essere una creatura disponibile ad un rapporto di dialogo, che lo chiama in causa a partire dalla considerazione della sua identità più profonda, situata contestualmente e nella sua possibilità di recezione e di dono. Tenendo conto di queste risorse e di questi limiti, il discorso catechistico verrebbe perciò anche a situarsi al di là dei luoghi formativi,[31] cioè dei luoghi ordinari dell’azione pastorale della Chiesa perché il discorso risulterebbe aperto a chi è disponibile a collaborare per la realizzazione di una vera promozione in umanità di se stessi e degli altri. Si tratterebbe in ultima analisi di valorizzare chi è aperto agli altri e quindi fondamentalmente aperto all’Altro, cioè nei confronti di Colui che genera tale umanità e la dona con irrepetibile creatività.

Si venivano pertanto ad aprire importanti interrogativi, e cioè: come essere fedeli al Vangelo? Quali progetti di crescita ipotizzare? Quali nuovi modelli di Comunità ecclesiale elaborare? Quali processi di formazione progettare per i catechisti? Interrogativi che conducevano ad un serio dibattito e attivazione di ricerca.

A sostegno di eventuali risposte da parte dei laboratori di ricerca venivano offerti due filoni di esperienze significative. La prima quella maturata con varie realizzazioni nella diocesi di Firenze. Tra di esse una – ormai giunta al suo decimo anno – è stata quella centrata sull’approfondimento di un libro della Bibbia, accolto come fonte di studio e di vita. Di questa esperienza merita particolare apprezzamento il fatto che essa è condotta in piccoli gruppi con adulti e dagli stessi adulti. Un altro tipo di realizzazione ragguardevole – ormai giunta al quinto anno di vita – è quella attivata per giovani coppie di genitori, interpellati come educatori dei loro figli, di età tra gli zero e i sei anni di vita e impostata su un cammino di formazione intergenerazionale sulle concrete risorse e possibilità di donazione di sé di ogni soggetto partecipante.[32]

Un’altra esperienza eccezionale, è stata quella realizzata come azione educativa verso i ragazzi di strada nel mercato palermitano di Ballarò. Si tratta del lavoro educativo rivolto a ragazzi di scarsa alfabetizzazione, segnati da un pesante carico di difficoltà economiche, situati in un contesto di povertà morale. Contesto che veniva assunto come piattaforma degli interventi formativi. L’esperienza coraggiosamente condotta faceva rilevare come fossero state raggiunte mete insperate, cioè il maturare di preziosi elementi di crescita in umanizzazione tanto da condurre i ragazzi alle soglie della vita cristiana.[33]

In forza degli inputs ricevuti, i laboratori di ricerca evidenziarono la concretezza delle possibilità di formazione a partire dall’altro nell’ambito parrocchiale, nelle occasioni di iniziative di solidarietà al di fuori del contesto parrocchiale, in attenzione alle espressioni culturali correnti e di ricerca di significato di vita, senza escludere l’evocazione, in chiave analogica, di esperienze umane e di rapporto con il Trascendente, narrate nei testi biblici.[34]

I lavori del convegno vennero infine completati con un’escursione turistica ad alcune chiese romanico-gotiche della Tuscania. In essa si percepì la continuità e la differenziazione di esperienze di fede, legate ai costumi, agli ideali, al senso estetico, vissuto in un quotidiano comunitario di una precisa epoca storica, che ha fruito di buoni evangelizzatori inculturati.

2.4. Il convegno del 2003 a Vitorchiano

Anche nell’anno 2003 il convegno annuale si è svolto a Vitorchiano dal 14 al 16 settembre. Il tema molto importante per la vitalità della Chiesa in Italia è stato: Verso quale formazione a servizio della fede? La situazione della formazione a livello ecclesiale.[35]

Come sempre le giornate di incontro sono state impostate su una dinamica partecipativa. Questa volta la realizzazione del convegno usufruiva segnatamente di una preparazione previa, attuata mediante la riflessione di vari catecheti che avevano offerto i loro contributi via internet. Grazie a questi contributi la realizzazione del convegno fu particolarmente vivace e più attiva la partecipazione nei laboratori di ricerca e negli interventi assembleari.[36]

L’obiettivo del convegno si poneva su due versanti, in evidente continuità con le argomentazioni dei precedenti incontri nazionali. Anzitutto si puntava a far emergere e giustificare la necessità di dotare le Chiese locali di un formatore o animatore di catechisti, in secondo luogo, ma non di minor importanza, si intendeva delineare un tracciato di criteri per definire – in linea di massima – i tratti specifici di personalità e di professionalità del formatore dei catechisti – detto anche – formatore di formatori.

Nelle giornate di lavoro si pose subito il problema relativo al significato del compito formativo e su quello delle esigenze e possibilità di un percorso di formazione per i formatori in ordine alla formazione dei catechisti. Ad illuminare l’effettiva situazione italiana veniva offerta la relazione competente dei catecheti Giancarla Barbon e Rinaldo Paganelli, che facevano riflettere sul servizio formativo attuato dalla Chiesa in Italia, a partire dal Concilio al 2003. Ne emergevano le carenze, ma anche le possibilità di nuove prospettive di rilancio formativo che, sul territorio ecclesiale, si sarebbero potute attivare. Veniva così fatto percepire che in campo formativo non dovrebbe essere ulteriormente tollerata la carenza di inserimento e attuazione delle variabili costitutive di un moderno processo metodologico, volto a soddisfare la promozione della vitalità delle Comunità cristiane. Si ricordava altresì la necessità di una lettura corretta della situazione in cui si opera, la valorizzazione di persone competenti sul versante formativo, la loro intesa con i responsabili della Comunità di fede, la seria elaborazione di un progetto formativo precisato nelle sue fasi principali, compresa quella della seria verifica in itinere.[37]

Poste le premesse sulle esigenze del processo formativo venivano messe a fuoco le componenti principali del contesto culturale italiano,[38] i rischi e le incertezze delle attuali impostazioni di pedagogia religiosa,[39] le risorse e i limiti del contesto ecclesiale considerato dal punto di vista formativo e di quelle proprie della formazione religiosa sul versante psico-pedagogico. Le sintesi dei laboratori di ricerca completavano l’orizzonte delle proposte evidenziate. L’attenzione veniva posta sull’importanza della capacità relazionale e di donazione di sé del soggetto formante come di quello in fase di formazione, insieme a quella di saper apprendere dalla propria esperienza. Inoltre un aspetto da non trascurare in contesto formativo veniva individuato nella cura dell’abilitazione comunicativa per un autentico sviluppo delle relazioni interpersonali dei formatori e dei formandi.[40]

L’impegno delle giornate di lavoro personale e assembleare veniva coronato con la suggestiva escursione ad Orvieto, impreziosita da una visita al duomo, dove si è potuto ammirare il famoso dipinto della risurrezione della carne del Signorelli.

2.5. I convegni-seminariali zonali del 2004

A  conclusione dei lavori del convegno del 2003, i partecipanti ritennero opportuno interrompere per un anno la realizzazione del convegno nazionale annuale per poter dare maggior voce a realizzazioni di incontri zonali. La scelta sembrò ottimale per favorire la riflessione e lo scambio di competenze e di esperienze in stretta relazione con il vissuto di un particolare contesto territoriale e per fornire l’occasione di maturare l’individuazione di una gamma di tematiche, capace di mettere meglio a fuoco le sfaccettature di problematiche riguardanti il campo catechetico italiano.

Le realizzazioni dei convegni-seminariali zonali che dall’ottobre 2004 all’aprile 2005 si effettuarono sul territorio nazionale le abbiamo già indicate nella tabella 2. Le informazioni essenziali, puntualmente fornite dal sito internet dell’AICa su queste realizzazioni, tratteggiano sinteticamente i contributi più significativi, maturati in quelle giornate di riflessione, di confronto e di scambio.

Anzitutto l’incontro di Verona (21ottobre 2004) organizzato dai catecheti Giancarla Barbon e Rinaldo Paganelli si concentrò sulla tematica relativa alla formazione dei catechisti. Una tematica che già trovava nei curatori una qualificata competenza in forza della loro ricerca dottorale.[41] Inoltre il relatore principale, avvalendosi della sua recente ricerca, condotta a livello nazionale sulla situazione formativa e operativa dei catechisti,[42] rilevava le sfide emergenti per i catechisti nel condurre il processo di formazione alla fede e quindi avanzò alcune opzioni formative da attuare con urgenza non solo sul territorio del Triveneto – ma come si poteva giustamente auspicare – a livello nazionale. Venivano infatti rilevate le situazioni frenanti lo sviluppo della maturazione della fede, prodotte dal progressivo affievolirsi del senso dei valori etici, tenuto conto della forza crescente di condizionamento, dell’evoluzione tecnologica sul modo di interpretare la realtà e sui comportamenti soprattutto dei giovani. L’età giovanile, pur essendo valorizzata nelle sue potenzialità, veniva anche riconosciuta come facile obiettivo di plagio da parte della cultura dei media, segnata dai corollari della ricerca del consumo, del divertimento-evasione e, sotto il profilo religioso, dall’irrazionale e dal magico. Soprattutto veniva sottolineato il suo facile rischio di non discriminazione tra reale e virtuale. Dal punto di vista dell’impegno formativo dei catechisti veniva quindi a porsi l’esigenza di considerare seriamente il rapporto condizionante tra metodo-processi e linguaggi. Sul piano propositivo veniva perciò avanzata l’istanza inderogabile di una nuova abilitazione dei catechisti, mediante la realizzazione di un’acculturazione mass-mediale non solo di tipo concettuale, ma di fatto operazionale in attivazione di momenti programmati di tipo sistematico e di serio tirocinio sul campo, specie nel tempo della formazione iniziale.

Un secondo convegno-seminario, organizzato dal catecheta e prof. Luciano Meddi, si svolse nella sede della Pontificia Università Urbaniana (PUU) (30 novembre 2004) con la partecipazione dei professori dell’università, di catecheti dell’AICa e di studenti universitari, sul tema: Religioni e pratiche formative. L’intento era quello di prendere in considerazione le modalità di formazione della Comunità ecclesiale, ma anche quelle dell’Islam, dell’Induismo, del Buddismo e delle religioni tradizionali africane che – non solo nel nostro Paese – ma nei loro luoghi di origine si trovano a confronto con il progressivo avvento della modernità.

I contributi dei qualificati relatori sono stati pubblicizzati nel sito internet dell’AICa, mentre una sostanziosa relazione dei lavori è pubblicata a firma del prof. Luciano Meddi, quale Preside dell’Istituto Superiore di Catechesi e Spiritualità Missionaria (ISCSM) nella rivista dello stesso Istituto di formazione.[43]

Ci sembra particolarmente interessante rilevare le consapevolezze raggiunte dai suddetti lavori delle giornate di riflessione e di confronto formulate in una relazione conclusiva dallo stesso prof. Meddi. Egli infatti ha dichiarato che: «Il convegno ha messo in evidenza un problema comune: la perdita di valore o di riferimento culturale [dei processi formativi delle religioni considerate] rispetto allo sviluppo della modernità nei rispettivi paesi e culture. Certamente questo tema va inteso in forma plurale e variegata. […] L’esposizione dei processi formativi delle religioni alla modernità è ovviamente diversificata: mentre le religioni tradizionali africane sembrano non avere alcuna possibilità nell’incontro con il mondo moderno e tecnologico, è giudizio di molti che anche l’Islam si trova con enormi difficoltà per il fatto che non ancora a lungo si potrà mantenere la separazione tra sapienza del Corano e scienza moderna. L’inaspettata vitalità dell’Islam, anche in Occidente, si deve attribuire più alla semplificazione del rapporto uomo e divino che alla risposta del senso della religione. Tale semplificazione non potrà resistere a lungo. Mentre è difficile comprendere quale figura potrà assumere l’impatto tra modernità e induismo, è invece il buddismo a essere la tradizione religiosa più favorita dall’incontro con la modernità».[44]

Un terzo seminario a livello zonale si è realizzato all’Istituto filosofico-teologico viterbese (16 febbraio 2005) con la partecipazione dei professori dell’Istituto, dei catechisti e insegnanti di religione della diocesi e un gruppo di religiosi giuseppini. L’incontro, guidato dal coordinamento del prof. e catecheta Salvatore Currò, si è svolto sul tema: Dimensioni antropologiche della formazione. La riflessione è stata articolata in tre momenti. Nel primo si sono affrontati i diversi aspetti di un’antropologia di relazione. Il relatore, prof. Carlo Nanni, dopo aver fatto una lettura critica del marcato stato di frammentazione della cultura contemporanea, ha evidenziato come una formazione efficace debba poter far riferimento ad adulti, capaci di offrire significativi modelli di vita e di tener conto che la relazione educativa dev’essere attenta al senso della libertà, soggettività come alterità dei soggetti e reciprocità di rapporto nel processo formativo. Nel secondo momento, su proposta del prof. Domenico Lipari si è approfondito lo stile formativo del laboratorio, visto come mediazione efficace della crescita personale, se condotto nel rispetto delle corrette esigenze che lo caratterizzano. Infine nel terzo momento, in base alla relazione della prof. Paola Magna, si è considerato il rapporto formazione e autotrascendenza, che ha fatto sostare sul passaggio da una proposta educativa che privilegia la perfezione individuale ad un modello educativo di integrazione, cioè capace di far porre il soggetto in relazione con gli altri e anche con Dio. La conclusione del convegno – arricchita dalla presenza propositiva del vescovo di Viterbo, Mons. Lorenzo Chiarinelli – ha condotto a rilevare come la questione educativa vada sempre posta in rapporto alla più ampia questione culturale con l’impegno di leggerla con un paziente atteggiamento e lavoro ermeneutico, fondato sulle radici cristiane della speranza, poiché – in questa nostra situazione culturale di nomadismo – sembra essere questa la via per proporre ancora alle nuove generazioni nuove strade di senso, poggiando sullo stile della metafora dell’esodo.

Un quarto seminario regionale si è realizzato a Fasano (BA) (12 marzo 2005) all’Istituto Pastorale Pugliese (IPP). Il tema venne articolato su: (Auto)biografia e narrazione nella formazione ecclesiale, mentre i lavori, coordinati dai proff. Pio Zuppa e Sandro Ramirez, furono svolti con la cooperazione dei professori e studenti del suddetto Istituto pastorale e dal Prof. Luciano Meddi presidente dell’AICa.[45] Nei lavori si sono messe a fuoco le componenti, le condizioni, le caratteristiche di un “ricordare” e “raccontare”, poggiante sulla formazione “del pensare il pensare”, quale si addice al modo di rievocare della persona umana di tipo olistico e pertanto inscindibile dall’interpretare la propria esperienza individuale. In questo modo prende forza un ricordare-narrare-interpretare che chiama in causa non semplicemente la mente, ma la sensibilità, le risonanze affettive, le incidenze culturali del proprio contesto di vita. Un “ricordare-narrare-interpretare” che conduce a conoscersi meglio e a predisporre le condizioni per trasformare in maturità il proprio patrimonio esperienziale. Questa modalità di processo formativo si rivela una via per acquisire una nuova capacità di comprensione dei propri interlocutori, una migliore abilitazione per intrecciare relazioni umane e insieme per dare testimonianza della propria vita di fede, tanto necessaria oggi, sia nella catechesi intraecclesiale quanto nell’impegno di prima evangelizzazione e di nuova evangelizzazione.

Nei lavori del convegno si è anche data informazione sulle realizzazioni di tutto il cammino percorso dall’IPP per l’attuazione di processi formativi, condotti secondo le suddette scelte operative, a favore di un gruppo di partecipanti adulti della regione pugliese. Infine nel convegno si è pure dato spazio alla conoscenza di materiali impiegati per l’attuazione dei processi formativi e una buona esemplificazione di “testimonianze narrate” di coloro che – in gruppo – hanno appreso a rivedere con umiltà la propria interiorità e a darne testimonianza.

Si può infine convenire che la realizzazione del seminario ha perseguito una duplice meta: da una parte, l’assunzione critica della propria vita come specifico “paradigma” nella ricerca pedagogica; dall’altra, la scoperta dell’importanza e del ruolo del “ricordare” nel processo di interiorizzazione di maturazione umana.

Il quinto seminario regionale è stato condotto a S. Giorgio Cremano (NA) (9 aprile 2005) con il coordinamento del catecheta e prof. Ciro Sarnataro sul tema: Progetto catechistico italiano e Note per la iniziazione cristiana.  Il documento che informa sulla sua realizzazione è stato curato dal prof. Luciano Meddi.[46] Esso consta di due relazioni: la prima, a firma del prof. Sarnataro che ha anzitutto sviluppato le motivazioni avanzate da più parti sull’attuale situazione deficitaria della formazione cristiana in Italia. In secondo luogo, notando che le suddette interpretazioni avevano scarso fondamento in quanto non formulate sulla base di indagini scientifiche sistematiche, ha invece individuato la motivazione della scarsa fecondità formativa nella carenza di Comunità ecclesiali ferventi e testimonianti e la scarsa attenzione prestata alla formazione dei catechisti. Egli ha inoltre rilevato che la proposta innovativa della CEI, sull’attuazione di percorsi di tipo catecumenale non sembra avere un potenziale risolutivo delle carenze formative, sia perché suggeriti senza una vera condivisione da parte degli operatori parrocchiali impegnati sul campo e sia perché il passaggio da una formazione di tipo catechistico ad una attuazione centrata sulla tipologia dell’accompagnamento esigerebbe una specifica formazione degli educatori coinvolti nell’esperienza.

Il secondo relatore, il prof. Toriello faceva rilevare anch’egli la mancanza di un’analisi di qualità del fenomeno pastorale, fermava quindi l’attenzione sulla necessità di prendere in considerazione il soggetto adulto del processo formativo. Egli rilevava quindi le esigenze di puntare sulle trasformazioni da promuovere nei comportamenti più che sui contenuti da far assimilare, cioè a fermare l’attenzione sul soggetto anziché sull’oggetto da trasmettere. A suo giudizio il punto di partenza dovrebbe essere la consapevolezza da far acquisire agli stessi soggetti a proposito delle proprie rappresentazioni ed impostazioni di vita. Ancora una volta le sfide da superare apparivano quelle di carenza di Comunità testimonianti e di formatori di qualità. Specie di formatori capaci di accogliere gli adulti nei loro processi di trasformazione e integrazione fede-vita, in vista anche di poter segnare successivamente il rapporto fede-cultura. Naturalmente si tratta di operatori da formare, in quanto competenti sui contenuti, ma capaci di attivare con creatività adeguati processi formativi a partire dalle motivazioni di apprendimento da favorire, dall’assunzione di situazioni reali da vivificare e dello sviluppo di relazioni interpersonali da incrementare. Si delineava perciò l’esigenza di promuovere un progetto ecclesiale correttamente pedagogico più che di operare per la trasmissione di informazioni teologiche predefinite.

Il sesto seminario regionale è stato realizzato al Centro Pastorale Paolino di Roma (15 aprile 2005) con il coordinamento della catecheta Sara Teti sul tema: Comunicazione mass-mediale e formazione catechistica. La prima relazione, a cura di don Silvio Sassi, ha messo in evidenza gli orientamenti valoriali proposti nei documenti del Magistero ecclesiale a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II. L’apprezzamento magisteriale per questi mezzi e risorse appare sempre più perfezionato, per cui tali orientamenti non potevano che essere accolti come forte incoraggiamento per tutti i formatori ecclesiali ad operare per rendersi adeguatamente competenti nel settore, in vista di dare maggior efficacia alla proposta del messaggio evangelico. La seconda relazione condotta dal prof. Roberto Giannatelli esplicitava come nel contesto ecclesiale si fosse già sviluppata l’abilitazione a far uso dei media per condurre la missione educativa. A sostegno di una valorizzazione dei media in campo educativo egli esplicitava le domande che l’educatore dovrebbe porsi per fare un retto uso di questo linguaggio e cioè: chi sono i produttori delle realizzazioni, con quali linguaggi, a servizio di quali valori, per quali fruitori, per quale “mercato”. Infine sottolineava che i media perseguono tre finalità: alfabetizzazione, in quanto promuovono effettivamente lo sviluppo di una nuova lingua e cultura del tempo; l’empowerment o autonomia critica, poiché dalla famiglia e dagli educatori esigono l’assunzione di un atteggiamento critico e di responsabilità etica; cittadinanza, in quanto la loro adozione può diventare un laboratorio di democrazia al punto che una loro assenza può compromettere l’esistenza di un reale sviluppo di educazione alla democrazia.

2.6. Il convegno annuale del 2005 a Vitorchiano (Viterbo)

L’équipe della direzione dell’AICa tenuto conto dei contributi perseguiti con lo sviluppo delle tematiche dei seminari zonali e sempre orientata a contribuire in modo qualificato alla promozione del rinnovamento dell’azione pastorale ecclesiale, prospettò la ripresa del convegno nazionale annuale da realizzarsi ancora nella sede già frequentata di Vitorchiano nei giorni 25-26 settembre 2005.

La tematica scelta venne formulata come Formazione alla comunità cristiana con l’intento di mirare al perseguimento dei seguenti obiettivi: conoscere i percorsi formativi (obiettivi, modalità, agenti, risultati) di altre dimensioni pastorali, centri formativi e associazioni teologiche; individuare le dimensioni comuni ritenute oggi importanti nella ridefinizione dei “processi formativi” ecclesiali.

Allo scopo di rendere effettiva la conoscenza e il dialogo con cultori del settore formativo e non solo pastorale vennero invitati a dare i loro contributi alcuni amici ed esperti che intervennero cordialmente per offrire la loro competenza.[47] In questo modo potevano essere anche soddisfatte le attese dei partecipanti, desiderosi di riflettere «in modo profondo e interdisciplinare sul tema formativo, sull’itinerario formativo della comunità cristiana, sulle sue implicazioni teologico-pastorali e soprattutto epistemologiche, sulla condizione di fondo (una riconsiderazione del ruolo ecclesiale della struttura sacramentale), sulle agenzie e i soggetti formativi. Soprattutto sui concetti e le questioni basiche implicate nella assunzione della dimensione formativa».[48]

Tra i contributi significativi realizzati nel convegno emerge la relazione del saggista e poeta Marco Guzzi sul tema: Il forte vento della trasformazione. L’esigenza contemporanea e la ricerca di nuovi itinerari di liberazione interiore. Il relatore facendo leva sulla sua ricca esperienza culturale e di conduttore di programmi Rai, mise a fuoco le esigenze di cambio culturale nei processi formativi per favorire l’instaurazione di una convivenza maggiormente adeguata al vivere sociale della nostra umanità. Nell’impresa si rilevava necessaria l’integrazione di tutte le risorse umane: culturali, psicologiche e spirituali per operare veramente il passaggio da un io ego-centrato all’io in relazione e all’io capace di vivere la fede cristiana scaturente dal Vangelo e in dimensione missionaria. A questa proposta di alto valore morale faceva seguito l’intervento di mons. Vittorio Nossa che con la sua relazione: L’uso della formazione nell’attività pastorale della Caritas in Italia dava esemplificazione concreta di un organismo pastorale effettivamente impegnato nella promozione integrale degli ultimi. Più che di curricoli di insegnamenti la formazione risultava perseguita con percorsi misti di relazioni frontali, lavoro di gruppo, analisi di esperienze, approfondimenti di testi. I formatori dimostrano così di seguire la modalità richiesta da una metodologia di accompagnamento, che privilegia la relazione per aiutare ad imparare con gli altri, a valorizzare l’esperienza che richiede di saper imparare dall’ascolto, dal servizio e dall’animazione pastorale, a saper progettare a partire dalla riflessione sul vissuto e a cercare di modificarlo. I convegnisti potevano quindi far tesoro di aspetti propositivi da soppesare in rapporto all’elaborazione di nuovi percorsi formativi in contesto di prima evangelizzazione e di nuova evangelizzazione e quindi tentare di dare risposta alla finalità del convegno che, oltre a richiedere di prendere coscienza del tema, sulla formazione nella comunità cristiana, esigeva di perseguire un’analisi della situazione e di avanzare prospettive operative. Come si può costatare dalla lettura degli atti, nel convegno venne maturata una ricca produzione di testi che ogni catecheta può a sua volta approfondire e ripensare in chiave di progettazione ulteriore.

I lavori del convegno venivano infine opportunamente completati da una visita guidata all’abbazia situata sulla via francigena di S. Martino al Cimino e al palazzo Doria Pamphilij, sovrastante l’originale borgo medioevale, ristrutturato secondo i canoni urbanistici del XVII sec.[49] ed anche da un momento conviviale e dalla degustazione di prodotti tipici della zona.

2.7. Il convegno del 2006 all’Eremo di Lecceto – Malmantile (FI)

Il convegno annuale nazionale del 2006 si è posto in continuità con la riflessione sulla formazione avviata nei precedenti incontri associativi. Esso si svolse all’Eremo di Lecceto – Malmantile (FI) nelle giornate 24-26 settembre 2006 sul tema: La catechesi: eco della parola e interprete di speranza. La questione ermeneutica e il suo significato per l’educazione alla fede.[50]

Gli obiettivi del convegno vertevano sul compito proprio della catechesi, fondato sul principio fondamentale della fedeltà a Dio e all’uomo. Per questo con essi s’intendeva stimolare i partecipanti ad individuare come superare le sfide provocate dall’attuale contesto secolarizzato e mediatico, attivando lo scambio qualificato dei partecipanti a proposito della questione ermeneutica della catechesi, interpretata come intervento educativo ecclesiale. Si voleva mettere a fuoco a quali condizioni e con quali criteri la catechesi possa far conoscere la Rivelazione e pertanto in che senso e in quale modo l’autentica Parola del messaggio salvifico possa essere trasmessa in chiave di mediazione. L’impegno verteva dunque sul come il compito di mediazione implicante l’interpretazione del messaggio potesse essere compreso dall’uomo di oggi e risultare veramente interpellante. Nello stesso tempo si intendeva perseguire la seconda esigenza della funzione catechistica, e cioè a quali condizioni la catechesi può dirsi capace di interpretare le vere aspirazioni umane e le speranze del cuore dell’uomo in questo nostro tempo di intercultura, di esigenza di dialogo con altre confessioni religiose, di frammentazione interiore e culturale e con crisi di domanda di senso e di progettualità.

La parte propositiva del convegno, oltre alla interpretazione della tematica da svolgere con la puntualizzazione dei compiti affidati ai partecipanti, offerta nell’intervento iniziale dal presidente dell’AICa, prof. Salvatore Currò, si è concretizzata in varie qualificate relazioni frontali. Anzitutto nella relazione del prof. Carmelo Dotolo che informava sulle mete interpretative di tipo teologico raggiunte dalla Società Italiana per la Ricerca Teologica (SIRT). A continuazione, passando al piano formativo, faceva seguito la relazione del catecheta Enzo Biemmi che fece la descrizione e presentò le motivazioni dell’articolata e funzionale esperienza di catechesi biblica con adulti, attuata nella Diocesi di Verona. Esperienza di grande impegno formativo comunitario perché fondata su un rapporto maturo di reciprocità tra accompagnatori e formandi e scandita in precise fasi di svolgimento opportunamente tematizzate.

Successivamente, sul piano individuale si poneva l’offerta dell’interpretazione di aspirazioni e progetti di vita nella testimonianza del prof. Armido Rizzi a proposito del suo itinerario ermeneutico di tipo filosofico e teologico, articolato in un dialettico confronto con rappresentanti contemporanei di tendenze diverse, tra cui quelle di Rudolf Bultmann e Gustav Gutierrez.

Dal punto di vista metodologico seguiva la ricca e qualificata relazione del prof. Michele Pellerey che metteva a fuoco cosa potesse significare per un progetto di educazione integrale il tener conto di correnti interpretative di tipo culturale, quali possono oggi derivare dalla sfida di razionalità logico-analitica, avanzate ad esempio da Piergiorgio Odifreddi, o di tipo tecnico-tecnologica, come quella di Umberto Galimberti o semplicemente di post-modernità, come ad esempio quella di Michel Foucault.

Come si può costatare i partecipanti vennero chiamati a confrontarsi sulla base di una vasta gamma di inputs per cui, in tre sottogruppi, potevano affrontare in chiave di laboratorio le seguenti tematiche: la scrittura e la sua valorizzazione nella catechesi; la catechesi e le sensibilità culturali emergenti; le mediazioni pastorali e gli apporti della tradizione.

A completamento dei lavori veniva effettuata una visita culturale a Firenze, dove si potevano cogliere la ricchezza e i significati di un itinerario formativo fondato sul rapporto arte-catechesi sia attraverso la relazione di mons. Timothy Verdon, iniziatore e responsabile dell’Ufficio Diocesano per la catechesi attraverso l’arte e sia con la visita guidata al Battistero e alla Cattedrale di Firenze.

La conclusione tradizionale del convegno veniva suggellata con un momento di conviviale ospitalità offerto dalla Diocesi di Firenze che, in chiave di fraternità rafforzava l’incoraggiamento alla prosecuzione dello studio e della ricerca in campo catechetico, quale settore vitale per lo sviluppo della vita di fede delle Comunità ecclesiali.

2.8. I convegni del 2007

Nel corso del corrente anno 2007 la vita dell’AICa è stata segnata da due importanti realizzazioni. La prima pensata e progettata dall’équipe di presidenza come convegno-seminario in ordine ad una migliore preparazione al convegno annuale e come efficace coinvolgimento dei membri più giovani dell’associazione (un quarto di essi sui quarant’anni di età) e di recente iscrizione. La realizzazione venne affidata all’attiva e intraprendete equipe di catecheti della regione pugliese. Il secondo momento di realizzazione è stato naturalmente quello del convegno annuale volto a continuare nell’approfondimento della questione ermeneutica della catechesi e per rivedere precise esigenze comunicative.

Il primo convegno si è svolto a Montalbano (BA) in data 1-2 marzo 2007 sul tema: Dove si situa la catechesi? I contesti ecclesiali, culturali e umani della catechesi. Alla luce di tre relazioni frontali, di cui si può reperire il testo sul sito web dell’AICa, si sono effettuati vivaci interventi di laboratorio. Le relazioni – molto interessanti e pertinenti – hanno svolto le seguenti tematiche: Donato Lucariello, il “sito” della catechesi in rapporto alle problematiche culturali emergenti e alla questione della centralità della persona; Vincenzo Molinaro, la problematica del “sito” della catechesi in relazione alla questione della “conversione pastorale”; Vincenzo Annicchiarico, la catechesi e i contesti pastorali e culturali a partire dal convegno ecclesiale di Verona. L’apporto maturato nei lavori del convegno-seminario verranno poi integrati nel discorso condotto e maturato nel convegno associativo annuale.

Il convegno annuale, che si svolse a Villa TiberiadeTorre Annunziata, nei giorni 23-25 settembre, sul tema: Pluralità di linguaggi e cammino di fede si pose in continuità con le mete raggiunte nei precedenti incontri realizzati all’Eremo di Lecceto e a Montalbano. Gli obiettivi che si intendeva perseguire riguardavano l’uso e la significatività del linguaggio, inteso come il particolare modo in cui ogni soggetto vede ed esprime se stesso e interpreta il suo mondo di relazioni. La tematica venne affrontata attorno a tre questioni da considerare in stretta connessione. Anzitutto come valorizzare oggi i linguaggi tradizionali della fede (biblico, liturgico, della tradizione teologica e spirituale, del magistero…); in secondo luogo come aprirsi ai nuovi linguaggi nel gestire l’intervento educativo riguardante l’adesione alla vita di fede; e infine come stimolare nuove espressioni di proposta del Vangelo e di cammini di fede nei luoghi (fisici, culturali, esistenziali) delle persone, secondo gli auspici già formulati nel Direttorio Generale per la Catechesi n. 208 e ancor prima da Giovanni Paolo II nella Catechesi Tradendae n. 59.

Nel convegno, come di consueto, alcune proposte frontali puntualizzarono la problematica. La relazione di base tenuta dal prof. Bruno Schettini affrontò l’argomento in chiave educativa e precisamente sul tema: Il linguaggio e i linguaggi: la problematica educativa e la sfida per la proposta di fede. Il relatore mise a fuoco le sfide che interpellano ogni educatore e pertanto anche il catechista, vale a dire l’originalità stessa della vocazione educativa che non paga subito e si attua con la promozione della maturazione del soggetto, che si darà in una forma e misura diverse da ciò che è l’educatore e da ciò che egli può aver sognato per il suo educando. Sfide che oggi si accompagnano ad altre che si pongono come contrapposizioni emergenti della nostra cultura, tra cui: l’anoressia euristica – e la bulimia tecnologica; l’iposocializzazione/ipersocializzazione – socialità da monologo collettivo; la sovra-esposizione informativa – la sovra-epsosizione emotiva;  e la sovra-esposizione virtuale. Il discorso proposto si concludeva invitando l’educatore a curare se stesso per poter curare gli altri, cioè a crescere in pienezza come persona irripetibile aperta alla relazione interpersonale.

Successivamente un input più selettivamente catechetico offerto dal dott. Ugo Lorenzi esponeva anzitutto il percorso compiuto a partire dal secolo scorso dalla proposta catechetica e dalla prassi catechistica condotta prevalentemente in modo frontale e lineare. Egli intendeva quindi evidenziarne i limiti allo scopo di motivare e giustificare una sua scelta propositiva, impostata sull’attenzione ai poli che compongono il campo operativo, invitando a leggerlo in chiave triadica e simbolica.

Altri inputs venivano offerti con una serie di comunicazioni a proposito della scelta da operare per attivare processi metodologici efficaci, volti all’incoraggiamento a porre l’attenzione sul risveglio della maturazione della persona dei formandi, sia con stimoli indirizzati alle capacità dell’intelligenza pratica, evidenziati dal dott. Giulio Carpi dell’agenzia Creativ, sul tema: Accendere la catechesi. Una nuova esperienza tra linguaggi, metodi e dinamismi della persona; sia con la presa di coscienza del percorso compiuto dalla personale esperienza biografica, secondo la già collaudata pratica dell’équipe dell’Istituto Pastorale Pugliese, riferita dal prof. Sandro Ramirez sul tema: L’autobiografia; e sia infine con il riconoscimento della necessità di aiuto per la realizzazione del soggetto in termini di autentica umanità, illustrata dal prof. Ezio Risatti con il tema: La relazione di aiuto.

I laboratori dei partecipanti al Convegno, venivano così abbondantemente motivati e dotati di elementi di riflessione in ordine allo svolgimento di tre aspetti formativi: L’attenzione alla persona e ai suoi processi di maturazione; L’attenzione alle modalità del proporre; e L’attenzione al luogo e al suo significato ecclesiale. Si tematizzava così l’impegno dei tre gruppi di lavoro, affidati all’animazione di tre membri dell’AICa, rispettivamente a Carlo Lavermicocca, a Luca Pandolfi e a Giancarla Barbon. Brevemente, per scarsità di tempo, venivano abbozzate buone piste di studio e di continuazione della ricerca per il rinnovamento di una catechetica maggiormente incisiva a favore di una proposta di catechesi significativa e significante.

A felice integrazione dei lavori si inserì la munifica ospitalità del cardinale di Napoli, S. Em. Mons. Crescenzio Sepe, che favorì sia la visita guidata della città di Napoli, del suo ricco patrimonio di chiese e della cattedrale, così significativamente legata alla venerazione del sangue di S. Gennaro – proprio nei giorni dedicati alla singolare periodica venerazione -, e sia il momento conviviale onorato dalla presenza dello stesso Emmo Presule. L’esperienza estetica, religiosa e fraterna assumeva perciò i connotati di una conoscenza ecclesiale di tipo globale ed evangelico, particolarmente significativo per chi s’impegna nella promozione di comunità di fede.

La relazione di sintesi conclusiva dei lavori, affidata al catecheta Antonio Napolioni raccoglieva, con tocco personale, gli elementi più significativi maturati nelle giornate e destinati a servire da piattaforma per lo sviluppo della ricerca catechetica affidata all’impegno individuale dei soci e a quello della realizzazione di incontri successivi.

3. Conclusione

Al termine di questo excursus di lettura sui più importanti momenti e contributi dell’AICa ci sembra di dover concludere con un richiamo ad alcune consapevolezze enunciate nelle Linee programmatiche del cammino dell’AICa del prossimo quinquennio 2005-2009, elaborate dall’équipe direttiva il 6 dicembre 2005.[51] In quel documento propositivo, indirizzato ai soci via internet, si rilevava infatti che: «la questione culturale attuale va interpretata attraverso il riprodurre la dinamica biblica della lettura sapienziale della vita; la storia della salvezza può essere interpretata in verità solo mentre la si riproduce; la cultura attuale va assunta meno ingenuamente e più criticamente; d’altra parte alcune istanze di vera umanità che attraversano, pur nel suo travaglio, la cultura attuale, e soprattutto alcune espressioni filosofiche, aperte alla dimensione religiosa, offrono nuove chiavi interpretative per ricomprendere l’esperienza religiosa e l’educazione alla fede».[52]

In realtà le suddette indicazioni programmatiche costituiscono di fatto una larga traccia di riferimento per la scelta delle tematiche e il modo di affrontarle nei vari convegni, come si può già costatare dalla lettura dei vari atti di questo tipo di incontri.

Su queste basi si può ritenere che l’AICa può avere un futuro fecondo e una vita associativa sempre più partecipata, grazie anche alla collaborazione fortemente incoraggiata da parte dei membri dell’équipe direttiva, come lo dimostra l’affidamento della cura del sito informatico alla competenza e alla generosa dedizione di Roberto Dimonte e a quelle dell’impegno preciso e qualificato di Savino Calabrese per l’aspetto economico.[53].

Note

[1] Cf Bissoli Cesare, Gruppo italiano catecheti, in Gevaert Joseph (a cura di), Dizionario di catechetica, Leumann (Torino), Elle Di Ci 1986, 322.

[2] Cf Manello Maria Piera – Oholeguy María Inés, Verso una nuova identità del gruppo italiano catecheti, in Rivista di Scienze dell’Educazione 38(2000)1, 151-162. Lo stesso articolo è stato anche pubblicato in Meddi Luciano (a cura di), Il Documento Base e il futuro della Catechesi in Italia (da ora in poi: ATTI 2000) = AICa Studi 1, Napoli, Luciano Editore 2001, 119-129 e attualmente si può pure reperire nel sito internet dell’AICa.

[3] Su questi nuovi inizi ne diede tempestiva notizia il catecheta Rinaldo Paganelli (cf Id., Bentornato GIC, in Evangelizzare 25(1998-99)4, 250-253, oppure con il titolo: A convegno i catecheti italiani, in Settimana (1998) n. 38, 11. Sui primi momenti della ripresa associativa, compresi i Convegni annuali del 1998 e 1999, abbiamo già parlato nell’articolo citato (cf Manello – Oholeguy, Verso una nuova identità 159-162).

[4] Cf Manello – Oholeguy, Verso una nuova identità 159. Una breve relazione di questi fatti si trova proposta da Paganelli Rinaldo, I catecheti italiani si rifondano, in Settimana (1999) n. 40, 11.

[5] Sul Bollettino Notizie GIC febbraio (1999)1 è già presente la segnalazione del sito: www.bottoni.com/gic.

[6] Cf Manello – Oholeguy, Verso una nuova identità 162.

[7] Informazione ricevuta dal prof. Meddi in data 16 marzo 2007.

[8] Cf CATI – Ciardella Piero – Maggiani Silvano (a cura di), La fede e la sua comunicazione, Bologna, Dehoniane 2006, 9 e 16.

[9] La fondazione di questo gruppo di esperti è avvenuta a Roma in occasione del I Congresso Catechistico Internazionale nel 1950. Fu promossa da Mons. A. Elchinger direttore diocesano dell’IR e poi arcivescovo di Strasburgo, da Klemens Tilmann, rappresentante della DKV (Deutscher Katecheten Verein – Associazione dei catecheti tedeschi). La prima assemblea di 6 membri del Centro Europa avvenne a Strasburgo nel 1951. All’Équipe Européenne de Catéchèse (EEC) partecipano anche i direttori e segretari catechistici nazionali, i direttori degli Istituti Catechetici a raggio internazionale, il presidente dell’AKK (Associazione tedesca dei professori di catechetica). (Cf Alberich Emilio, Equipe europea di catechesi, in Gevaert [a cura di] Dizionario di catechetica, 242-243). L’ultimo incontro di questo gruppo di catecheti si è svolto a Graz (Austria) dal 31 maggio al 5 giugno 2006, sul tema: Catechesi e religiosità popolare. Per l’AICa partecipò il presidente in carica: prof. Salvatore Currò (cf SIBOLDI Rosangela, “Catechesi e religiosità popolare”: tema del Congresso dell’Equipe Europea dei Catecheti (Graz 2006), in Rivista di Scienze dell’Educazione 44(2006)3, 105-113.

[10] I documenti prodotti dai rispettivi catecheti si possono reperire nel sito web dell’AICa.

[11] Cf  Manello – Oholeguy, Verso una nuova identità del gruppo italiano catecheti 159-162.

[12]  Una presentazione di questa Cripta, realizzata in occasione dell’inaugurazione dei suoi restauri – 1° luglio 1994 -, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana, Sen. Oscar Luigi Scálfaro, è proposta da: Ravasi Gianfranco, La Cripta della Cattedrale di Anagni. Una piccola Sistina sotterranea, Genova, Edizioni d’Arte Marconi 1995.

[13] Cf ATTI 2000, 7.

[14] Cf Biancardi Giuseppe, Elementi di specificità e originalità nella visione di catechesi proposta dal DB, in ATTI 2000, 11-28; Ronzoni Giorgio, La metodologia catechistica che deriva dal DB, in ATTI 2000, 29-48.

[15] Cf Guzzi  Marco, Annunciare il Cristo Nascente. Iniziazione cristiana e trasmissione della fede nel tempo della fine e dell’inizio, in ATTI 2000, 49-62; Dotolo Carmelo, L’annuncio nel contesto culturale della modernità e post-modernità, in ATTI 2000, 63-74.

[16] Cf Meddi Luciano, Il Rinnovamento della catechesi: riscriverlo per rilanciarlo?, in ATTI 2000, 79-103.

[17] Cf Statuti dell’Associazione Italiana dei Catecheti, in ATTI 2000, 131-133.

[18] La lettura degli Atti del Convegno rende piena testimonianza a queste istanze (cf Meddi Luciano [a cura di], Diventare cristiani. La catechesi come percorso formativo [da ora in poi: ATTI 2001] = AICa Studi 2, Napoli, Luciano Editore 2002, pp. 240).

[19] Cf Lipari Domenico, Il “processo formativo”: senso di una espressione, in ATTI 2001, 19-37.

[20] Cf Trenti Zelindo, La dimensione religiosa dell’esistenza e le sue forme, in ATTI 2001, 55-64.

[21] Cf Zuccaro Cataldo, La sequela di Cristo, in ATTI 2001, 107-116.

[22] Cf Cavallotto Giuseppe, Il modello catechistico del catecumenato antico, in ivi 119-158; Aranci Gilberto, Il modello catechistico tridentino, in ATTI 2001, 159-166; Carminati Mario, La formazione dei cristiani nella catechesi in “forma di vera scuola”, in ATTI 2001, 167-171; De Souza Cyril, I modelli post-conciliari del ministero catechistico, in ATTI 2001, 173-183.

[23] Cf Florio Giuseppe, Suscitare di nuovo la fede negli adulti battezzati, in ATTI 2001, 187-193.

[24] Cf Meddi Luciano, L’esercizio della profezia. La catechesi nelle comunità adulte nella fede, in ATTI 2001, 195-212; Napolioni Antonio, La proposta di fede alle nuove generazioni obiettivi e strategie formative, in ATTI 2001, 213-232.

[25] Cf Biemmi Enzo, Cristiani per scelta. Il senso di un convegno, in ATTI 2001, 238.

[26] Cf ivi 239.

[27] Cf l. cit.

[28] Cf AICa – Currò Salvatore (a cura di), Alterità e catechesi (d’ora in poi: ATTI 2002) = Orientamenti per la catechesi, Leumann (Torino), Elledici 2003, pp. 207.

[29] Cf Currò Salvatore, Prefazione, in ATTI 2002, 5.

[30] Un’ottima presentazione essenziale dei contenuti trattati nel convegno è stata offerta da Paganelli Rinaldo, A partire dall’altro. Ripensare l’orizzonte e lo stile della proposta di fede, in Il Regno attualità 47(2002)18, n. 911, 583-586.

[31] Cf Currò Salvatore, A partire da … altro. Alla ricerca di un nuovo orizzonte della catechesi, in ATTI 2002, 69-89.

[32] Cf Noceti Serena, La catechesi degli adulti nella diocesi di Firenze. Riflessioni a partire da un’esperienza, in ATTI 2002, 123-128.

[33] Franco Salvatore O.M.I., Il Vangelo a Ballarò. Un’esperienza di catechesi popolare tra i fanciulli in un quartiere del centro storico di Palermo, in ATTI 2002, 129-138.

[34] Sui risultati raggiunti nei laboratori di ricerca cf ATTI 2002, 149-201.

[35] Gli atti del Convegno sono stati pubblicati unitamente ad altri contributi offerti in preparazione alle giornate di incontro (cf Calabrese Savino [a cura di], Catechesi e formazione. Verso quale formazione a servizio della fede? [d’ora in poi: ATTI 2003] = Orientamenti per la catechesi, Leumann [Torino], Elledici 2004, pp.180).

[36] Una relazione essenziale di questo Convegno è stata redatta da Savino Calabrese (cf Id., Convegno dell’Associazione Italiana Catecheti, in Via, Verità e Vita 53[2004]196, 71-72).

[37] Barbon Giancarla – Paganelli Rinaldo, Verso quale formazione a servizio della fede?, in ATTI 2003, 1738.

[38] Cf Dotolo Carmelo, Identità cristiana e mutamenti culturali: quali orientamenti?, in ATTI 2003,  57-69; Calabrese Savino, Con-testi ecclesiali e formazione, in ATTI 2003, 91- 112.

[39] Cf Currò Salvatore, Il pensiero di Emmanuel Lévinas e la pedagogia religiosa, in ATTI 2003, 71-90; Lavermicocca Carlo, Educare alla fede. Le problematiche psico-pedagogiche dell’educazione religiosa, in ivi 113-126.

[40] Cf le cinque relazioni-sintesi dei laboratori di ricerca in ATTI 2003, 129-176.

[41] Cf Paganelli Rinaldo, Formare i formatori dei catechisti. Valori e itinerari sottesi al processo formativo = Persona e psiche, Bologna, Dehoniane 2002 pp. 330; Barbon Giancarla, Nuovi processi formativi nella catechesi. Metodo e itinerari = Persona e psiche, Bologna, Dehoniane 2003, pp. 312.

[42] Morante Giuseppe- Orlando Vito, Catechisti e catechesi all’inizio del terzo millennio. Indagine socio-religiosa nelle diocesi italiane = Studi e ricerche di catechetica, Leumann (Torino) Elledici 2004, pp. 216.

[43] Cf Meddi Luciano, Religioni e pratiche formative. Analisi e prospettive, in Redemptoris Missio  20(2004)2, 4-27.

[44] Meddi Luciano, Religioni e pratiche formative, in Asprenas 51(2004)4, 553.

[45] I contributi maturati nel convegno si possono ora reperire in Zuppa Pio – Ramirez Sandro (a cura di), Autobiografia e formazione ecclesiale. Atti del Seminario di Studi (Fasano, 12 marzo 2005) = Quaderni dell’istituto pastorale pugliese 1, Roma, Vivere In 2006, pp. 194.

[46] Oltre all’informazione pubblicata sul sito Web dell’AICa, se ne può reperire copia, a firma del prof. Luciano Meddi, in Settimana 2005, 39,16, 5.

[47] Gli atti del convegno oltre ad offrire la relazione dei lavori del convegno sono arricchiti dalla rielaborazione di diversi materiali, di interventi realizzati nel convegno, insieme agli interventi più significativi svolti nei seminari di preparazione al convegno ed infine alcuni contributi e riflessioni dei soci (cf Meddi Luciano [a cura di], Formazione e comunità cristiana. Un contributo al futuro itinerario, Città del Vaticano, Urbaniana University Press 2006, 10).

[48] L. cit.

[49] Interessante dal punto di vista storico e culturale la presentazione e la visita guidata al palazzo, fatto costruire, con l’intervento di noti maestri dell’epoca, tra cui il Bernini, su una parte di un ex convento da Donna Olimpia Maidalchini-Pamphilij (cognata di Innocenzo X). Infatti l’edificio, oltre ad attrarre l’attenzione per i suoi importanti accorgimenti strutturali architettonici, destinati all’agevole accesso e alla vita signorile di Donna Olimpia, lascia ancor oggi intravedere tracce di pregevole organizzazione logistica destinata all’ospitalità per una sosta dei pellegrini romei.

[50] Per una conoscenza dettagliata e completa dei contenuti maturati nel convegno ci si può riferire alla pubblicazione degli atti (cf Zuppa Pio [a cura di], La catechesi eco della Parola e interprete di speranza. Educazione alla fede e questione ermeneutica, Roma, Urbaniana University Press 2007, pp. 198), mentre una succinta relazione dello stesso incontro è proposta da Collesei Gabriella, Catechesi interprete di speranza, in Via, Verità e Vita, Comunicare la fede 55(2006)6, 47.

[51] Cf sopra p. 5.

[52] Direzione  AICa, Linee programmatiche del cammino dell’AICa nel prossimo quadriennio 2005-2009, Lettera inviata ai soci, dicembre 2005, 2.

[53] Cf l. cit.